Mondo
L’attesa degli sbarchi
Inchiesta tra gli operatori che gestiscono i Cie in Italia. Anticipazione di Vita in edicola
di Redazione

Cresce l’apprensione per l’ondata di immigrati che potrebbe arrivare nei prossimi giorni sulle coste italiane. Il settimanale Vita ha realizzato sul numero in edicola da domani un’inchiesta sentendo i responsabili delle principali strutture di accoglienza , per capire come si stanno atrezzando per l’emergenza.
Tra le ipotesi che si stanno valutando c’è anche l’uso del Villaggio degli aranci ex dimora dei militari statunitensi della vicina base di Sigonella (una sorta di residence a cinque stelle, con golf e piscine, che l’amministrazione Usa sta dismettendo per gli alti costi di gestione), potrebbe ospitare fino a 7mila persone. Un’ipotesi che ha già raccolto le proteste della popolazione locale, che matrtedì scorso è scesa in piazza. «Si parla di svuotare portare lì gli attuali ospiti di tutti i Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo), che saranno così liberi per i nuovi arrivi», rivela il direttore generale di Connecting People Orazio Micalizzi, consorzio Connecting people, che oggi gestisce i Cie di Gradisca e Trapani, più vari Cara (in tutto 1700 posti).
Conferma Paolo Ragusa, presidente del consorzio Sol.Calatino che gestisce un centro Sprarr per la protezione dei rifugitai nei pressi di Mineo. «Abbiamo inviato una lettera al Prefetto in cui le nostre coop mettono a disposizione un centinaio di posti e le competenze per coordinare le attività di integrazione del Villaggio degli aranci, nel caso fosse destinato ai richiedenti asilo».
Un giornalista di Vita inanto è entrato nel Centro identificazione e accoglienza di Lampedusa «La decisione di lasciare aperti i cancelli è del tutto inedita. Ognuno è libero di entrare e uscire, e questo è servito a tranquillizzare gli animi», spiega Cono Galipò, amministratore delegato di Lampedusa Accoglienza, la cooperativa che gestiesce il centro Ora tecnicamente nell’isola non c’è più un Cie, un centro di Identificazione ed espulsione. Piuttosto la struttura è stata trasformata in un Cda, un centro di prima accoglienza, dentro cui non è prevista nessuna forma di detenzione. «Viviamo un’emergenza senza precedenti – spiega Federico Miragliotta, il direttore del Centro – per questo è stato necessario adattare a dormitori gli uffici dell’amministrazione e delle associazioni umanitarie».
Leggi l’inchiesta completa sul settimanale in edicola oppure online (per soli abbonati)
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.