Adolescenti, basta etichette

L’attivismo? Non si insegna, si coltiva

AltaVoce Academy prevede percorsi formativi gratuiti per promuovere il protagonismo dei giovani attraverso l’apprendimento e il perfezionamento di strumenti e principi della partecipazione e dell’attivismo civico. Promosso da Save the Children, il progetto si sviluppa in sessioni da remoto e laboratori in diverse città italiane, masterclass, case study, workshop e project work

di Ilaria Dioguardi

Un progetto a più voci, finanziato da Save the Children, realizzato in partenariato con Cittadinanzattiva e in collaborazione con Agesci e Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in particolare del Centro di ricerca interdisciplinare sulla sostenibilità e il clima. Si chiama AltaVoce Academy e prevede percorsi formativi gratuiti per promuovere il protagonismo giovanile attraverso l’apprendimento e il perfezionamento di strumenti e principi della partecipazione e dell’attivismo civico. È una delle best practices che raccontiamo nel capitolo 2 del numero di giugno del nostro magazine Adolescenti, quello che non vediamo: un viaggio attraverso 15 esperienze, nei luoghi in cui i ragazzi e le ragazze sono protagonisti.

AltaVoce Academy si rivolge a ragazze e ragazzi tra i 16 e 23 anni. «È un progetto nato a marzo 2024, per dare ai giovani gli strumenti per esercitare l’attivismo, che non si insegna, ma va coltivato», dice la coordinatrice Lucia Ghebreghiorges. «E per esercitarlo servono competenze specifiche, che vanno prima di tutto apprese sul campo: conoscere il public speaking, essere in grado di fare lobbying, saper mappare il territorio, fare una raccolta dati o una campagna social».

Tra laboratori, workshop e project work

La prima edizione si è svolta da marzo a luglio 2024, la seconda è iniziata lo scorso novembre e si è conclusa a maggio 2025. Ad ottobre è previsto un percorso online, mentre la formazione più lunga ripartirà a novembre. Il progetto prevede sessioni da remoto e laboratori in diverse città italiane, masterclass, case study, workshop e project work. «Alcuni moduli formativi aperti a tutti sono il live streaming. Poi coinvolgiamo diverse città italiane dove, con l’accompagnamento di alcuni tutor promossi anche da associazioni locali, i ragazzi si incontrano e svolgono delle attività laboratoriali, per assimilare il programma e metterlo in pratica», continua Ghebreghiorges.

Una comunità che vuole supportare i ragazzi deve fornire strumenti utili e trasmettere l’importanza dei valori civici: in questo modo avremo dei cittadini migliori, più consapevoli

Obiettivo: mettere in rete le energie giovanili

L’obiettivo dell’ultima edizione è stato quello di produrre un output sotto questo titolo: Fai la differenza, attivati!: in sostanza i ragazzi hanno realizzato eventi cittadini e mini campagne di sensibilizzazione. Il percorso formativo è gratuito, «facciamo selezioni basate sulla motivazione e sul background relativo all’attivismo e al volontariato». Il progetto mira anche a «mettere in rete le energie giovanili. Abbiamo coinvolto realtà come Fridays for future, Scomodo, Italiani senza cittadinanza in modo da offrire un mix fra docenze e testimonianza», prosegue la coordinatrice.

Per instillare la voglia di essere cittadini attivi

«Una comunità che vuole supportare i ragazzi deve fornire strumenti utili e trasmettere l’importanza dei valori civici: in questo modo avremo dei cittadini migliori, più consapevoli. L’obiettivo è instillare nei giovani la voglia di essere cittadini attivi», precisa Ghebreghiorges, «e per farlo occorre creare alleanze fra l’associazionismo locale e le organizzazioni nazionali. Per essere attivisti bisogna imparare a proporre, co progettare, dare alternative, avere nuove visioni. Con AltaVoce Academy vogliamo dare agli adolescenti voce e, soprattutto, un’opportunità».

Un progetto allargato ad altre realtà

Questo non è solo un progetto di Save the Children, «è un progetto di cittadinanza giovanile, attiva, che si pone l’obiettivo che si sviluppi sempre più insieme, con nuove voci territoriali, con organizzazioni di tutta Italia che si possono aggiungere. Per AltaVoce Academy è importante che lavorino molto gli stessi ragazzi. Pensiamo che portare avanti la “missione” del nostro progetto insieme ad altre realtà non possa che dargli più significato», continua la coordinatrice».

Per essere attivisti bisogna imparare a proporre, dare alternative, co progettare, avere nuove visioni

Attivismo vuol dire anche progettazione

«Sul campo, per essere attivisti, non basta manifestare, bisogna anche progettare». Non a caso, un modulo della formazione si chiama Dalla protesta alla proposta. Soprattutto queste generazioni di oggi sono molto concrete, diverse rispetto ad altre, che si limitavano ad andare in piazza a protestare. Cercano delle opportunità che siano anche professionali e, soprattutto, quando si mobilitano sono molto puntuali. Noi lo stiamo vedendo anche rispetto alle iniziative che loro hanno promosso, molto specifiche», continua Ghebreghiorges.

Quest’anno, nell’ambito del progetto, si sta formando una consulta di ragazzi da accompagnare dopo queste formazioni. Nella fase finale, sono state fatte delle consultazioni con questionari ai giovani che hanno frequentato AltaVoce Academy, per chiedere loro che tipo di formazione vorrebbero implementare.

E dopo la formazione? Si continua

«Ci ha stupito molto il fatto che, nel momento in cui abbiamo concluso la formazione, i ragazzi abbiano continuato a portare avanti questa iniziativa, anche auto organizzandosi». Qualche esempio? «I tutor hanno terminato l’incarico, ma stanno continuando a seguire i ragazzi perché vogliono andare nelle scuole a presentare AltaVoce Academy. A Firenze stanno portando avanti da soli una campagna sull’affettività, sull’amore. Stanno continuando a seminare», prosegue. «Questi ragazzi sembrano proprio dei “semini” che portano in giro quello che hanno imparato, in maniera del tutto autonoma e anche non strutturata. Sembrano dirci: “Adesso sappiamo come si fa, noi intanto continuiamo, poi vediamo che succede”».

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Foto di Save the Children

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