Innovazione tecnologica

Passa da Salerno l’avanguardia della riabilitazione robotica

Esoscheletri, robot per la riabilitazione, ambienti immersivi: Fondazione Don Gnocchi apre a Salerno il nuovo Centro di Eccellenza per i trattamenti riabilitativi robotici (CoE-REHAB). Si tratta di uno degli otto centri di eccellenza previsti dal Pnrr nell'ambito del progetto Fit4MedRob, che vuole indagare efficacia e sostenibilità economica della riabilitazione con i robot

di Sara De Carli

A Salerno la Fondazione Don Gnocchi ha inaugurato un nuovo centro d’eccellenza per la riabilitazione robotica. La struttura ha l’obiettivo di offrire nuovi percorsi di cura e sviluppare ricerca e innovazione e rientra nel grande progetto “Fit for Medical Robotics” (Fit4MedRob) finanziato dal Pnrr. Il nome completo è Centro di Eccellenza per la Riabilitazione robotica (CoE-REHAB Salerno) ed è stato realizzato all’interno della struttura S. Maria al Mare di Fondazione Don Gnocchi. Mette al centro l’ultimo miglio della ricerca e dell’innovazione nella robotica e tecnologica: quello che le porta ai pazienti, attraverso la pratica clinica. CoE-REHAB Salerno infatti sarà anche sede di innovativi progetti di ricerca volti a sviluppare e testare protocolli riabilitativi basati sull’uso di robot, sia già disponibili che in fase di sviluppo, al fine di validarne l’efficacia e la sostenibilità economica. 

Nei 690 metri quadri del padiglione appositamente ristrutturato, che si affaccia sul mare, è stata creata un’ampia palestra per la riabilitazione robotica e tecnologica. C’è un CareLab identico a quello già esistente a Milano e a Firenze, per la riabilitazione pediatrica tecnologicamente assistita, rivolto a bambini con deficit neuromotori e cognitivi, che sfrutta l’ambiente immersivo. C’è un laboratorio di analisi del movimento e neurofisiologia. Tra i progetti clinici già in corso ci sono lo studio “StrokeFit4” che coinvolgerà circa 600 pazienti con esiti di ictus e il “TECHildren REHAB” che prevede il reclutamento di 194 bambini con diagnosi di disturbo o disabilità del neurosviluppo, acquisiti o congeniti. Sul versante della teleriabilitazione opera invece il progetto “STROKEFIT4@HOME”, il cui trial coinvolgerà 160 pazienti colpiti da ictus. Tra le tecnologie più interessanti c’è Uan.go, un dispositivo per la riabilitazione degli arti inferiori nei pazienti paraplegici o colpiti da ictus: si tratta di un esoscheletro indossabile, che permette di alzarsi in piedi e camminare grazie alla presenza di quattro motori, per movimentare le articolazioni di anca e il ginocchio. Un tassello cruciale è il laboratorio di analisi del movimento e neurofisiologia, che consentirà lo studio approfondito del recupero motorio dei pazienti.

Al taglio del nastro – giovedì 8 maggio – erano presenti don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione Don Gnocchi; Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania e Vincenzo Napoli, sindaco di Salerno. «Con questo nuovo centro di eccellenza vogliamo consolidare il ruolo di Fondazione Don Gnocchi come motore di innovazione scientifica e tecnologica in ambito riabilitativo, con un’attenzione particolare alla salute delle persone più fragili. La robotica e le tecnologie avanzate devono essere strumenti accessibili ed efficaci al servizio della clinica e della persona», ha sottolineato Maria Cristina Messa, direttore scientifico della Fondazione

Irene Giovanna Aprile è direttore dei Dipartimento di Riabilitazione Neuromotoria della Fondazione Don Gnocchi e coordinatrice della Missione 1 di Fit4MedRob. Con lei abbiamo approfondito come il nuovo Centro di Salerno si inserisce nell’ormai più che decennale investimento strategico di Fondazione Don Gnocchi sulla riabilitazione robotica e sulla teleriabilitazione e sul perché oggi esso rappresenti «un tassello fondamentale» del «portare la ricerca clinica altamente traslazionale sul territorio»

Partiamo da Fit4MedRob: come CoE-Rehab Salerno si inserisce in esso?

Fit4MedRob è un progetto che dura quattro anni e che coinvolge 25 partner tra università e centri di ricerca, centri clinici e Irccs, imprese di tutta Italia. Prevede l’apertura di 8 nuovi Centri di eccellenza, che sono un po’ la legacy del progetto, cioè che resta per il futuro, anche dopo la fine del progetto: questo di Salerno è tra i primi ad aprire. L’ambizione del progetto è quella di rinnovare gli attuali modelli di riabilitazione per proporre modelli che possono usare le nuove tecnologie e la robotica, ma a seguito di una chiara verifica di efficacia e di sostenibilità economica. È un progetto che ambisce a dare al ministero gli strumenti per dire “sì, investiamo in questo ambito, perché ci sono dati che ne dimostrano la sostenibilità”. È un passaggio cruciale quando si parla di politiche pubbliche. Allo stesso tempo però tengo a sottolineare che le tecnologie robotiche e digitali che qui vengono sperimentate saranno valutate non solo per la loro efficacia e sostenibilità, ma anche per il loro reale impatto nella pratica quotidiana della riabilitazione. È questo che ci permetterà di costruire nuovi modelli di cura che includano anche la telemedicina e teleriabilitazione per l’assistenza domiciliare.

Fondazione Don Gnocchi da diversi anni è fortemente impegnata sul fronte dell’utilizzo della robotica nella riabilitazione.

È vero e proprio grazie all’esperienza maturata negli ultimi dieci anni, la Fondazione ha un ruolo “privilegiato” nel progetto e nella mia persona coordina una delle tre mission di Fit4MedRob, che nello specifico è proprio quella dedicata alla traslazione clinica della robotica e delle tecnologie e alla democratizzazione delle tecnologie. Sono temi cruciali per la Fondazione. Finché tutto ciò rimane nei laboratori o nell’ambito della ricerca scientifica, senza arrivare all’utenza… siamo un passo indietro. Don Gnocchi per esempio coordina il trial sullo stroke, che coinvolgerà circa 600 pazienti, che vuole mettere a confronto la riabilitazione robotica e quella convenzionale, con l’utilizzo di diverse tecnologie per rispondere a tutti i bisogni del paziente, relativi all’arto inferiore, superiore, cognitivi, motori. Ci sono già alcune evidenze scientifiche in letteratura, ma i diversi lavori fatti hanno metodologie differenti: qui usiamo le stesse metodologie, su ampie casistiche. Devo dire che Fondazione Don Gnocchi con la sua esperienza decennale sta giocando un ruolo da protagonista in vari trial, creando sinergia con gli altri partner.

A quali pazienti si rivolgono il nuovo Centro e in generale la riabilitazione robotica?

Adulti e bambini con patologie congenite o acquisite che comportano deficit motori o cognitivi. Persone con patologie lavoro-correlate, per esempio chi lavora nella catena di montaggio e ha problemi agli arti superiori: interveniamo mediante una riabilitazione occupazionale che ha sia l’obiettivo della prevenzione sia quello del trattamento. Soggetti anziani fragili, affinché ci sia un invecchiamento sano tramite prevenzione di patologie legate alla comorbilità e all’età. Uno dei vantaggi della riabilitazione robotica è proprio la capacitò di ingaggiare attivamente il paziente, che sia un bambino o un anziano.

Che cosa rappresenta CoE-REHAB Salerno per il territorio?

È importante ricordare che il 40% dei fondi di tutto il progetto “Fit for Medical Robotics” è stato destinato al Sud Italia. Si tratta di una risposta concreta alle esigenze di bambini, adulti e anziani. Per il territorio è un’opportunità di cura, crescita, occupazione. È una leva per lo sviluppo della ricerca, perché sperimenta nuove tecnologie per portarle alla maturità necessaria per l’immissione nel commercio come dispositivi di utilizzo: in quest’ottica sarà anche un polo che crea sinergie.

Quali evidenze di efficacia della riabilitazione robotica ha già raccolto Fondazione Don Gnocchi, utilizzando queste tecnologie da diversi anni nei propri centri?

Fondazione Don Gnocchi oggi senza dubbio è la realtà che nella riabilitazione mette a disposizione dei pazienti più tecnologia, su tutto il territorio italiano. Il set di robot per la riabilitazione dell’arto superiore è utilizzato in 10 centri e in alcuni di essi è stato integrato con sistemi che lavorano sul cammino e sull’equilibrio. Sulle tecnologie relative all’arto arto superiore abbiamo superato i 100mila trattamenti: la robotica è effettivamente utilizzata nella pratica clinica, ha una implementazione clinica reale, siamo ormai pronti ad attivare ulteriori attività. La nostra esperienza interna è molto positiva, i pazienti sono contenti, abbiamo messo in campo modelli organizzativi nuovi.

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