Migranti

Lavoro, decreto flussi si conferma strumento inadeguato al Paese

Circa 500 mila gli ingressi di lavoratori stranieri tra il 2026 e il 2028, tra stagionali, non stagionali, colf e badanti, autorizzati dal Cdm nel Decreto flussi 2025 per rispondere alle esigenze strutturali del mercato del lavoro italiano. Un decreto che le Acli accolgono con attenzione, sottolineando però che «non bastano le quote, servono politiche strutturate e lungimiranti». Per il presidente Emiliano Manfredonia il sistema dei Decreti flussi «non è pianificato sui reali bisogni del Paese, non è trasparente, né efficiente. Spesso lascia lavoratori e imprese in balia di tempi incerti e procedure burocratiche complesse»

di Alessio Nisi

lavoro

Il nuovo Decreto flussi 2025 approvato dal consiglio dei Ministri disciplina i flussi migratori per il triennio 2026-2028 e programma per questo periodo gli ingressi regolari in Italia di lavoratori non comunitari. Previsti per il 2026, 164.850 ingressi autorizzati. Nell’arco del triennio 2026-2028 le unità autorizzate saranno 497.550 tra lavoro subordinato non stagionale e autonomo, 230.550 unità, lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico, 267mila unità, fa sapere Palazzo Chigi.

Circa 500 mila ingressi di lavoratori stranieri tra il 2026 e il 2028, tra stagionali, non stagionali, colf e badanti, in sintesi, per rispondere alle esigenze strutturali del mercato del lavoro italiano.

Un decreto che le Associazioni cristiane lavoratori italiani – Acli accolgono con attenzione, sottolineando però che non bastano le quote, servono politiche strutturate e lungimiranti.

Decreti flussi, un sistema non trasparente

In Italia vivono oggi oltre 5,3 milioni di cittadini stranieri, pari all’8,8% della popolazione residente, che rappresentano il 10,5% della forza lavoro e contribuiscono al sistema previdenziale con oltre 15 miliardi di euro annui, partecipando alla produzione di circa il 9% del PIL nazionale.

«Abbiamo sempre espresso le nostre perplessità sul sistema dei Decreti flussi», spiega il presidente nazionale delle Acli Emiliano Manfredonia, «perché non è pianificato sui reali bisogni del Paese, non è trasparente, né efficiente. Spesso lascia lavoratori e imprese in balia di tempi incerti e procedure burocratiche complesse».

L’Italia ha bisogno dei migranti

«È un fatto evidente», spiega Gianluca Mastrovito, delegato nazionale per l’immigrazione e l’accoglienza delle Acli, «l’Italia ha bisogno dei migranti. Lo riconosce anche il Governo, nonostante anni di retorica emergenziale e restrittiva».

Mentre nel dibattito pubblico si alimentano «allarmismi e luoghi comuni», prosegue, «la realtà ci dice che migliaia di persone straniere reggono settori fondamentali della nostra economia: dall’agricoltura all’edilizia, dalla cura delle persone al turismo e alla logistica».

Non solo numeri da contenere

I migranti non sono «solo braccia da utilizzare o numeri da contenere, ma persone, lavoratori, cittadini in attesa di riconoscimento. Serve una riforma profonda, che metta al centro ingressi regolari, stabili, trasparenti, che coinvolga i territori, le imprese sane e le parti sociali. Solo così», aggiunge Mastrovito, «potremo trasformare l’immigrazione in una risorsa per il futuro del Paese, nel rispetto della dignità e dei diritti di tutti».

In apertura foto di Kaden Taylor per Unsplash

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