Leggi
Lavoro minorile: Margherita, da Governo preoccupante passo indietro
La 'denuncia' viene da Lino Duilio della Margherita. Respinti alcuni punti qualificanti della mozione dell'Ulivo
di Paul Ricard
“Pur riconoscendo al Parlamento un sentire diffuso nel combattere il fenomeno del lavoro minorile devo stigmatizzare il comportamento del governo che ha respinto alcuni punti qualificanti della mozione presentata dall’Ulivo”. La ‘denuncia’ viene da Lino Duilio della Margherita. Mentre la risoluzione dell’Ulivo e di Rifondazione sono state respinte, e’ stata approvata – quasi all’unanimita’ – la risoluzione firmata Maria Burani Procaccini, che ha ricevuto il voto a favore anche da parte dell’Ulivo. Se i Poli si sono divisi sui documenti, tutti si sono trovati d’accordo sull”etichetta etica’ per indicare merci prodotte senza sfruttare il lavoro dei bambini. Ma l’esponente della Margherita trova “incomprensibile il rifiuto di accogliere le parti della mozione la’ dove impegnavamo il governo: 1) a promuovere un sistema di certificazione di conformita’ sociale delle imprese che non utilizzano il lavoro minorile; 2) a sostenere presso l’OIL l’istituzione di un sistema di etichettatura con il relativo meccanismo di controllo internazionale; 3) di destinare lo 0,7% del PIL per i Paesi in via di sviluppo per contrastare lo sfruttamento del lavoro minorile. Tenendo conto che piu’ volte il presidente del Consiglio aveva annunciato di voler destinare addirittura l’1% del Pil per questo obiettivo, e’ sconsolante che alla fine il governo abbia ritenuto sufficiente uno 0,39%, tentando di giustificarsi dietro l’alibi di intese sovranazionali. Il fenomeno del lavoro minorile – conclude Duilio – non e’ sconosciuto neppure in Italia e questo rende drammaticamente urgente una campagna di controllo e di sensibilizzazione affinche’ vengano poste in essere tutte le iniziate legislative e in particolare modo sanzionatorie per contrastare questa triste piaga sociale.”
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.