C ontinuo ad ascoltare racconti di giovani che giorno dopo giorno giocano soldi a video poker o che, ammaliati dalle luci del guadagno facile, tentano la fortuna con i famosi “sistemoni” tanto pubblicizzati sui giornali per il Superenalotto da 100 milioni. Ma da dove arriva questa psicosi collettiva che, soprattutto in questo ultimo periodo, si impossessa di molti (giovanissimi, aduli e anziani senza distinzione di sesso o età) e li spinge in modo quasi ossessivo a ricercare la vincita che porta a quella che si ostinano a chiamare felicità? Questa psicosi che attanaglia molti, in particolare i più poveri, la gente che fatica a superare la quarta settimana del mese, la gente che attenta ad ogni centesimo che rimane nel portafoglio pensa, con quella vincita, di poter definitivamente dare una svolta alla loro vita. E allora li vediamo rinunciare a tutto pur di trovare quei 10 euro da consegnare in cambio dell’ambita ricevuta, altri dilapidano i risparmi di una vita per quei numeri che si ostinano a non uscire o cercano le vincite ai video poker, li troviamo ad ingannare amici e familiari pur di poter continuare a giocare?
E chi tutela i poveri che non sanno prendersi cura di loro in altro modo se non affidandosi alla sorte? Pensiamoci un attimo, da ogni dove si osanna al gioco di Stato. È pubblicizzato da giornali, reclamizzato in televisione, esposto su cartelloni pubblicitari in ogni angolo delle città. Ricevitorie fanno capolino in ogni via e ormai non esiste quasi un bar senza la ormai famosa macchinetta mangiasoldi. Qualcuno incassa, circa il 40% di ogni giocata, e si dimentica dei veri problemi della gente. Mi fermo un attimo, spengo il televisore pieno di jingle e slogan allettanti e ricordo i volti tristi dei giovani incontrati durante la giornata e non posso fare a meno di chiedermi che senso ha tutto questo? Oggi i giovani non sanno che cosa significa faticare per tirare avanti, il valore del denaro è reso nullo dalle vincite milionarie sbandierate in televisione, dalle spese folli dell’ultimo vip del momento, dagli stipendi milionari dei banchieri e di chi vende la propria immagine al miglior offerente. Ci vorrebbe qualcuno che insegni loro ad apprezzare l’importanza della fatica del vivere quotidiano, carica di sudore, quella che porta a raggiungere traguardi importanti e che val la pena di perseguire giorno dopo giorno.
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