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Le etnie autoctone contano un milione di persone. Ma i diritti restano un miraggio
di Redazione
A chiamarli genericamente indios furono i primi conquistadores che, dando ormai per buono l’errore di Cristoforo Colombo il quale credeva di essere sbarcato nelle Indie Orientali, non si erano tanto sforzati su un nome specifico da dargli. E tanto meno nel fare attenzione alle differenze tra comunità e comunità, tra etnia e etnia.
In realtà le etnie autoctone censite del Brasile, oggi costituite da un milione di persone su una popolazione di quasi 200 milioni di abitanti, sono circa 264, di cui 200 ufficialmente riconosciute dal governo. Ognuna con un proprio nome. Alcuni gruppi sono in via di estinzione, ridotti a pochi abitanti ormai marginalizzati o riassorbiti negli slum delle grandi città. Altri sono costituiti da comunità più grandi, come i Guarani Kaiowá (oltre 31mila unità solo in Brasile) o i Kaingang (oltre 33mila unità). C’è chi è isolato e chi no, e non ancora completamente censite sono le popolazioni che vivono all’interno dell’immensa e in molte zone ancora inesplorata area amazzonica, dove si trova anche la riserva del Parco Indigeno di Xingu. Ogni gruppo parla una lingua diversa, tranne alcuni casi in cui due o più gruppi hanno in comune la stessa lingua. Solo una minoranza delle popolazioni indigene parla il portoghese come lingua principale ma solo se la loro lingua madre nel tempo è andata estinta.
È solo nel ventesimo secolo, dopo centinaia di anni di sfruttamento, schiavitù e distruzione, che il Brasile ha deciso di fare qualcosa per gli indios. Nel 1910 Cândido Rondon, di origini miste portoghesi e Bororo, esploratore ed ufficiale nell’esercito brasiliano, oggi eroe nazionale, cominciò a prendere a cuore la causa degli indios fondando il Servizio di Protezione degli Indios, l’Spi, oggi Funai (la Fundação Nacional do Índio). Purtroppo però negli anni, nonostante l’ex presidente Lula avesse istituito una commissione per la politica indigena, il Cimi – Consiglio indigenista missionario ? una associazione per i diritti umani dei nativi ? denuncia che la politica verso i gruppi indigeni non solo non è migliorata ma, al contrario, si è aggravata, con un progressivo accentuarsi degli atti di razzismo e di persecuzione sociale.
Una situazione denunciata anche dalle Nazioni Unite. Eppure la Costituzione brasiliana parla chiaro, riconoscendo il diritto ai popoli indigeni di perseguire i loro modi di vita tradizionali e il diritto «al possesso permanente ed esclusivo delle loro terre tradizionali che sono delimitate come “Territori Indigeni”». Peccato però che dalla teoria alla pratica molto ancora resti da fare…