Non profit

Le fondazioni americane non sono più un tabù per il non profit italiano. La ricetta del guru Greenhoe per conquistare la loro fiducia

di Redazione

Chi non vorrebbe ricevere una donazione dalla fondazione di Bill Gates? Quale associazione non farebbe carte false per entrare tra i beneficiari della Ford Foundation, o tra i preferiti di Warren Buffet? Domande retoriche per sogni di gloria irrealizzabili. John Greenhoe, “fundraising innovator” come lui stesso si definisce, e professore alla Western Michigan University, è pronto a dare qualche dritta alle associazioni italiane che volessero provare a contattare una big foundation statunitense per farle una proposta indecente.
Come si fa a identificare le fondazioni americane che potrebbero investire in Italia?
Innanzitutto con una ricerca mirata a comprendere la mission delle diverse fondazioni, il loro raggio d’azione e i programmi su cui si concentrano. Su internet si trovano database come foundationcenter.org, a pagamento, oppure guidestar.org, che è gratuito. L’associazione deve chiedersi: quello che faccio potrebbe interessare a una fondazione americana? Se sì, si può passare alla seconda fase.
Ovvero?
Innanzitutto le associazioni italiane devono sapere che la maggior parte delle fondazioni americane non erogano donazioni a enti che non godono dello status giuridico non profit secondo la legge Usa, identificato dalla sigla 501(c(3). Per aggirare l’ostacolo basta entrare in contatto con un’organizzazione non profit americana che già riceve finanziamenti dalla fondazione che ci interessa; l’associazione ricevente potrebbe essere interessata ad avere un partner italiano al quale girare parte dei fondi.
Interessante, ma un po’ complicato…
La seconda strada, che preferisco, è il contatto diretto con la fondazione. C’è internet, c’è Skype, non c’è motivo di esitare anche se un oceano separa le due parti. Nel caso la fondazione americana finanzi soltanto organismi con lo status 501(c(3), non resta che da chiederle quali di questi potrebbero essere disposti a stabilire una partnership con un’organizzazione italiana.
Oggi quante fondazioni americane investono in attività realizzate in Europa occidentale?
Poche. Oggi la maggior parte dei finanziamenti che arriva nel vostro continente viene reindirizzato ai Paesi in via di sviluppo. Le emergenze su cui si concentrano le donazioni delle fondazioni Usa riguardano la sanità e la lotta alle malattie, cui è diretto il 40% dei finanziamenti, seguito da problematiche ambientali quali il riscaldamento globale o le specie in pericolo. Questo non significa che le non profit italiane non riceveranno mai finanziamenti per interventi sul suolo italiano. Ma riuscirà a ottenerli solo chi sarà capace di costruire relazioni.
Cosa bisogna fare e cosa invece evitare assolutamente per costruire queste relazioni?
Non smettete mai di cercare la fondazione giusta, e una volta trovata fatele sapere che comprendete profondamente il suo lavoro, e che potete aiutarla a realizzare la sua mission attraverso le vostre attività. Da evitare l’atteggiamento contrario: snobbare la mission della fondazione e implorarla di sostenervi anche se magari vi occupate di tutt’altro.
Una volta scattata la scintilla, come fare per tenere viva la fiamma della collaborazione?
Qui c’è un’unica cosa da fare: concentrarsi a rispondere, o meglio ancora anticipare, i bisogni dei sostenitori presenti e futuri. Le charities migliori sono quelle che non chiedono, ma offrono un’opportunità. Trascinano i donatori con il loro entusiasmo, invece che spingerli a onorare scadenze.

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