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Le navi- speranza per il popolo dei caboclos

Con tre ospedali da fiume, nel 2004 saranno seguiti 100mila abitanti che vivono lungo i fiumi del grande bacino del Rio delle Amazzoni (di Sandra Vieira).

di Redazione

Quando il paziente non può andare in ospedale, è l?ospedale che va dal paziente. Questo il principio che il governo brasiliano adotta per prestare assistenza medica alle popolazioni isolate che vivono ai margini dei fiumi del più grande bacino fluviale del mondo: l?Amazzonia. Grazie a un accordo fra il ministero della Sanità e la Marina del Brasile, durante tutto l?anno tre navi-ospedale traghettano medici e dentisti presso le tante populações ribeirinhas, come sono chiamate queste località. “Per il 2004, serviremo 662 comunità comprese fra gli Stati di Amazonas, Acre, Pará, Amapá, Roraiama e Tocantins, nel Nord del Brasile, per un totale di circa 100mila persone”, precisa il capitano di corvetta Antonio de Jesus Barbosa, che guida l?operazione e lavora a questo programma chiamato Asshop – Assistência Hospitalar à população ribeirinha, da quando è stato inaugurato, 8 anni fa.
La carenza di medici in queste piccole comunità è legata all?isolamento perché, spiega Barbosa, “i dottori preferiscono i grandi centri per lavorare, anche se l?offerta economica è più bassa”. E, a causa di questa preferenza per i centri urbani, si è sviluppato negli ultimi anni un curioso fenomeno: medici peruviani e colombiani, spesso clandestini, vanno a lavorare in queste aree dove molti brasiliani, nonostante guadagnino tre volte più che a San Paolo, si rifiutano spesso di andare.
L?Asshop può contare su tre navi, la Dr. Montenegro, l?Oswaldo Cruz e la Carlos Charga su ognuna delle quali c?è un elicottero e due piccole barche a motore. Le navi-ospedale si fermano solo 40 giorni l?anno per la manutenzione a Manaus, capoluogo dello stato di Amazonas e sede dell?Asshop. Dotate di un centro chirurgico, un?unità di terapia intensiva, un apparecchio radiologico e un piccolo laboratorio, le navi sono di proprietà della Marina, mentre il combustibile e medicine sono fornite dal ministero della Sanità.
Ogni nave dispone di quattro medici, due dentisti, uno specialista in farmaceutica e biochimica, cinque tecnici infermieri, un addetto ai vaccini e un dottore per le malattie dermatologiche specializzato in patologie tropicali: tutti restano imbarcati 25 giorni al mese. Quando una nave-ospedale raggiunge una località, l?équipe medica scende a terra e presta il servizio in loco; solo nei casi più gravi i pazienti sono imbarcati, mentre quelli in pericolo di vita sono trasferiti con l?elicottero negli ospedali dei centri urbani più vicini, il che significa almeno un paio d?ore di volo.
Grazie a questo servizio una ragazzina di 14 anni di Rio Purus, nello Stato di Amazonas, colpita da una forte emorragia, si è salvata. “Se non fossimo stati lì in quei giorni, sarebbe morta. Quindi, quando l?abbiamo rivista in salute, qualche mese dopo l?operazione, è stato gratificante per noi: sono queste le soddisfazioni che ci danno la forza di continuare, la vera ricompensa del nostro lavoro”, confida Barbosa. Ogni località riceve assistenza medica dalle navi-ospedale due volte all?anno.
Nei periodi d?attesa, fra una visita e altra, gli abitanti usano la foresta come farmacia e radici, frutti e semi svolgono il loro ruolo di medicina alternativa. Il problema è che non sempre bastano. Le malattie più comuni qui sono la verminosi gastrointestinale, le anemie, le polmoniti e la malaria e derivano dalle condizioni di vita delle popolazioni ribeirinhas, che non hanno infrastrutture di base, né un?educazione sanitaria. È stato riscontrato anche qualche caso di elefantiasi e di morbo di Hansen (ossia di lebbra), mentre i medici dell?Asshop hanno curato molti casi di mutilazione per morso di coccodrillo. “Se ci pensiamo bene vivono nel loro habitat”, conclude filosoficamente capitan Barbosa.

Sandra Vieira

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