Mondo
Le ong lascino il Paese
La richiesta arriverebbe da fonti diplomatiche italiane. La risposta degli operatori di Afgana: «Una pretesa che lascia sgomenti»
di Redazione

«La notizia che le Ong italiane sono state invitate dai nostri diplomatici a lasciare l’Afghanistan lascia a dir poco sgomenti». È questa la posizione espressa dalla ong che si riconoscono in Afgana (Il coordinamento creato nel 2007 da Arci, Lunaria e Lettera 22), proprio mentre il ministro degli Esteri Fratitni si trova a Kabul.
«E ciò accade proprio nel momento in cui l’Italia si appresta ad aumentare il numero dei suoi soldati, senza una strategia chiara e precisa, non solo del loro utilizzo, sempre oscillante tra dimostrazioni muscolari e didascaliche “missioni di pace”, ma di quale soluzione politica Roma intenda servirsi per dare il suo contributo a riempire il vuoto di una strategia che non sembra andar oltre la mera opzione militare», prosegue il comunicato di Afgana.
«L’invito alle Ong italiane a lasciare il paese sembra essere l’epilogo di una strategia di emarginazione costante e mirata di ogni presenza civile, dopo il maldestro tentativo di cancellare dal decreto missioni, che rifinanzia la presenza militare all’estero, anche i pochi denari riservati ad attività civili di riconciliazione e costruzione della pace. Compito che spetterebbe – secondo la prima stesura del DL – ormai solo ai contingenti militari, con una confusione dei ruoli che ha ormai passato il punto di non ritorno».
Così infine si conclude il comunicato degli umanitari di Afgana: «Violando il diritto delle ong a decidere come debba essere svolto il proprio lavoro e cadendo nella trappola che proprio l’insorgenza contribuisce a scatenare (terrorizzare perché si lasci), l‘Italia corre il rischio di privarsi del grande patrimonio civile delle organizzazioni umanitarie, da anni impegnate sul territorio dell’Afghanistan e ben consce dei rischi che chi fa questo mestiere affronta. Rischi condivisi col personale locale che, senza la protezione degli internazionali, si troverebbe più esposto alle ritorsioni degli insorgenti».
«Afgana, la rete di Ong, associazioni, accademici e cittadini che da due anni segue con attenzione la presenza italiana in Afghanistan, si augura una rapida marcia indietro e chiede una precisazione doverosa al ministro degli esteri Fanco Frattini, in Afghanistan proprio in queste ore».
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