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Le storie povere dei sapori del Monferrato

di Redazione

Credo di aver vissuto una cosa unica in Italia quando, la domenica del 7 marzo, dalla mattina alla sera ho girato nei paesi del Monferrato per celebrare le De.Co., che stanno per “denominazioni comunali.” Ben 11 in un solo giorno, col sindaco in fascia che posava accanto a un piatto identitario per dire, con una semplice delibera, che la sua comunità si identifica con quella storia.
E quante storie si son lette fra questi prodotti quasi dimenticati come la pouvrà, una minestra povera fatta con brodo e fegatini di pollo che fanno a Felizzano. Oppure gli agnolotti, uno diverso dall’altro, come mi ha ricordato Alfonso Signorini dai microfoni di Radio Montecarlo quando mi ha detto che da lui l’agnolotto si mangia la sera della domenica di Natale. E se a Pontestura l’agnolotto è fatto con due carni (maiale e vitello), a Casale Monferrato, altra De.Co., si aggiunge il tartufo nero. A Terruggia la De.Co. è stata la carne cruda del Monferrato, mentre a Oviglio svettano i Pen, che sono una sorta di gnocco fatto di pane e altri ingredienti del recupero. Clamorosa la De.Co. di Serralunga di Crea, dedicata alla muletta, che è un salame buonissimo, mentre nella vicina Ponzano hanno celebrato la mostarda non senapata di mele sane (“Pum san”). A Camino Monferrato il simbolo è una torta fatta con le mele secche (i ciapett), buonissima, che si assaggia con una rara malvasia bianca, mentre a Mirabello Monferrato il dolce è la tirà, ovvero una focaccia povera farcita con le uvette. Infine a Frassinello Monferrato bisogna andare per vedere gli “infernott”, cantine scavate nel tufo, dove riposa il Grignolino. Che bello aver visto la vitalità delle comunità, dei paesi, attorno alla storia di un piatto. E che bello salutare il sindaco di Vignale Monferrato, il paese che svetta come un balcone, che inaugurava, nel castello, una nuova locanda: “Grignolino&Champagne” l’hanno chiamata. E in un solo giorno sono venute a visitarla 2mila persone. Siete ancora lì?

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