Welfare
Legacoop ritrovale chiavi di casa
Housing sociale Nasce il fondo Immobiliare etico
di Redazione

Il sistema coop ritrova le chiavi di casa. Di quella sociale, destinata alle fasce più deboli, che lo Stato ha dimenticato nei bilanci degli anni 80, quando ancora riusciva a costruire 34mila alloggi popolari e 56mila a edilizia convenzionata contro i magri numeri di oggi, in brusca frenata a quota 12mila appartamenti edificati nel 2005. Un vuoto colmato, ma solo in parte, dal dinamismo cooperativo: dal 1969 le imprese Ancab – Legacoop hanno realizzato 300mila case (40mila in affitto calmierato, il resto in vendita ai soci a prezzi inferiori al 30% di quelli di mercato) mentre, nel periodo analogo, quelle di Federabitazione – Confcooperative hanno superato le 400mila unità. Oggi però, come stima un’indagine del Cresme, l’emergenza abitativa, causata da redditi che non crescono quanto gli affitti e da costi al metro quadro schizzati alle stelle con il boom immobiliare, rischia di creare una nuova classe di poveri.
Per arginare il fenomeno, l’Associazione nazionale abitativa cooperanti sta per lanciare un fondo immobiliare etico (il via libera di Bankitalia è atteso tra 60 giorni) in grado di costruire in dieci anni almeno 30mila alloggi da concedere poi in locazione a canoni compresi 350 e 700 euro al mese. Il modello si ispira all’esperienza della Fondazione Cariplo, anche se sotto il profilo operativo viaggia in tutt’altra direzione. Fondazione Housing di Cariplo parte da una dotazione finanziaria e poi cerca un “tetto”, mentre Ancab – Legacoop mette in gioco la capacità produttiva di tutte le coop su tutto il territorio nazionale e punta a raccogliere risorse sia da investitori istituzionali che da società private ed enti non profit.
Il target dell’iniziativa sono le fasce deboli come le giovani coppie e gli immigrati. Perché oggi l’emergenza casa riguarda soprattutto i nuovi cittadini. Gli stranieri residenti in appartamenti di proprietà – secondo il Cresme – sono 300mila, mentre 2,2 milioni alloggiano in affitto, la metà di questi in condizioni di sovraffollamento. E altri 500mila vivono in condizione di forte precarietà, tra ricoveri di fortuna e disagio abitativo.
«Le cooperative», prosegue Caffini, «rappresentano sicuramente un operatore privilegiato per il progetto di housing sociale, in quanto sono soggetti tradizionalmente sensibili a tematiche sociali e di welfare, con un forte radicamento territoriale, nonché interlocutori qualificati per la pubblica amministrazione: il fatto di non essere imprese che perseguono il profitto, bensì uno scopo mutualistico, rende le cooperative molto adatte ad accettare livelli di redditività contenuta pur offrendo immobili di qualità».
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