Mondo
Legge ammazza randagi, mobilitazione contro Bucarest
L’Associazione Save the dogs stigmatizza la normativa approvata dal Parlamento rumeno, che consente di uccidere dopo 14 giorni gli ospiti dei canili
di Redazione

Salto indietro della Romania rispetto ai passi avanti fatti in passato sul tema del randagismo.
In quattro ore la Corte Costituzionale rumena si è espressa sulla legge “ammazza randagi” approvata dalla Camera dei Deputati lo scorso 10 settembre, che prevede il via libera alle uccisioni dei cani dopo 14 giorni di permanenza nei canili, impedendo la reimmissione sul territorio –come auspicato dalle maggiori organizzazioni internazionali- dei randagi sani, vaccinati.
I manifestanti stazionavano davanti alla Corte dalle prime ore del mattino, nella speranza di un verdetto positivo. Poi, la doccia fredda, che li ha gettati nello sconforto.
«Una legge barbara e senza senso, che verrà senz’altro disconosciuta nell’arco di due o tre anni dalla Direttiva europea sugli Animali da Compagnia», questo è il commento a caldo del Presidente di Save the dogs Sara Turetta. « L’OMS e l’OIE hanno ripetutamente bocciato le uccisioni di massa come metodo per contenere il randagismo endemico, ma i politici rumeni continuano volutamente ad ignorare queste indicazioni. È un comportamento inspiegabile, destinato a far soffrire non solo milioni di cani randagi ma anche a creare enormi tensioni sociali tra gli amanti degli animali e coloro che si improvviseranno “giustizieri fai da te”». In paesi europei come la Francia e l’Inghilterra l’eutanasia dei randagi esiste, ma è regolamentata con le dovute restrizioni. Dunque l’alibi del: “Lo fanno gli altri, possiamo farlo anche noi” non regge.
La decisione della Corte ripropone nello spirito l’Ordinanza 155 del 2001 (i cani devono essere catturati e uccisi dopo 7 giorni) che diede il via ad una mattanza -solo a Bucarest 144.000 vittime e 14 milioni di euro spesi in sette anni.
Dopo l’Ordinanza del 2001 c’è stata la Legge 205 del 2004 per la protezione degli animali: una legge quadro, che sancisce delle multe pesanti per i maltrattamenti e cerca di inquadrare giuridicamente la protezione degli animali, ispirandosi alla Convenzione Europea per gli Animali da Compagnia del 1987 (ratificata dalla Romania nel 2005). L'eutanasia continua ad essere prevista.
La legge 9/2008 modifica la 205 e cancella l’eutanasia, prevista solo per animali malati incurabili. Dal 2008 a oggi si è vissuti però in un limbo perché l’ordinanza 155 del 2001 rimaneva sempre in vigore: la legge non aveva terminato il suo iter perché mancavano quelle che in Romania definiscono le “norme di applicazione”, custodite presso una Commissione Parlamentare. Quindi c’era una legge quadro (9/2008), in contrasto con un decreto legge del 2001 mai revisionato e non superato dalla Legge, che era incompleta. I sindaci rumeni continuavano a rivendicare l’autonomia nella gestione dei cani (quindi, molti di loro li uccidevano liberamente). Nel 2010 c’è stato un primo tentativo di reintrodurre l'eutanasia da parte della Commissione stessa ma si fa ricorso alla Corte Costituzionale. La legge viene bocciata dalla Corte in quanto lasciava decidere ai singoli sindaci cosa fare con i cani. La Corte dice che la decisione deve essere dello Stato e la legge nazionale.
Dunque questo “ limbo” cominciato nel 2008 dura fino al 2 settembre scorso, quando il piccolo Ionut, in una zona periferica di Bucarest, è stato presumibilmente attaccato da alcuni cani randagi (presumibilmente, perché non sono affatto chiare le dinamiche dell’evento) scatenando la reazione violenta dei media rumeni e di gran parte del mondo politico. Improvvisamente la legge esce dai cassetti –la gran parte del Parlamento non aspettava altro, che accadesse un “evento emotivo” come la morte di un bimbo per cancellare i passi avanti della 9/2008; torna alla Camera e la votano a stragrande maggioranza: 250 a favore, 20 astenuti e 60 contro.
La pressione delle associazioni animaliste ha permesso che 30 senatori bloccassero l’iter facendo appello alla Corte Costituzionale. Pressioni inutili perché, come si è visto, la Corte si è espressa ritenendo “infondata la richiesta di revisione” fatta dai senatori.
Purtroppo le associazioni (compresa Save the dogs) non sono riuscite dal 2008 fino a oggi a trovare una sponda tra i deputati dei partiti di maggioranza, per ottenere che quella legge venisse declinata in maniera razionale -sterilizzazione obbligatoria di cani randagi e privati, chippatura e identificazione dei cani di proprietà, sanzioni pesanti per chi abbandona, controllo rigido degli allevamenti e loro regolamentazione. I giornalisti, con ipocrisia, parlano di “fallimento delle sterilizzazioni”, ma la verità è che è mancato un piano nazionale serio e strutturato per le sterilizzazioni.
Save the Dogs si è mobilitata nelle scorse settimane, contattando esponenti della politica e della diplomazia europea e incontrando – lunedì 23 settembre – l’Ambasciatore di Romania a Roma, Dana Constantinescu. Sono rimasti inascoltati i richiami rivolti al Governo rumeno da numerosi Europarlamentari, dalle più grandi organizzazioni animaliste del mondo (tra cui IFAW, Human Society e WSPA) e dalla stessa Angela Merkel, che nei giorni scorsi ha avuto parole di critica nei confronti della nuova legge.
Inutile anche l’appello di 300 esponenti di spicco della società rumena (cantanti, attori, intellettuali) che si sono schierati contro il provvedimento.
Una battaglia, quella della società civile contro questa legge barbara, che è solo all'inizio. E tutte le persone di buon cuore sono chiamate a parteciparvi.
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