Migranti

L’emergenza anziani convince il Governo: colf e badanti immigrati da ora saranno “fuori quota”

Il Consiglio dei Ministri ha introdotto disposizioni urgenti in materia di ingresso regolare di lavoratori e cittadini stranieri, per consentire che l’assunzione di badanti e colf con lavori di assistenza di persone over80 e con disabilità avvenga "fuori quota" rispetto al Decreto flussi. Giamaica Puntillo (Acli colf): «Un passo avanti per fare in modo che colf e badanti che arrivano in Italia possano essere assunti in modo regolare. Ora si pensi alla formazione»

di Ilaria Dioguardi

È corposo il menu delle misure incluse all’interno dell’ultimo Decreto flussi varato dal Consiglio dei Ministri del 4 settembre 2025. Tra le principali previsioni, lavoratori e lavoratrici che vengono da Paesi extra-Ue potranno entrare in Italia senza rispettare il limite numerico del Decreto flussi approvato lo scorso giugno, se svolgono lavori di assistenza familiare e aiutano come badanti persone con disabilità e “grandi anziane” (over80).

È prevista una revisione del termine per l’adozione del nulla osta per lavoro subordinato, prevedendo che decorra dal momento in cui la richiesta viene imputata alla quota di ingresso, anziché dalla data di presentazione della domanda. Il diritto del lavoratore straniero a soggiornare legittimamente nel territorio dello Stato e svolgere temporaneamente l’attività lavorativa è esteso anche ai casi di “attesa” della conversione del permesso di soggiorno, oltre a quelli già previsti di rilascio e rinnovo.

Inoltre, si amplia da sei a 12 mesi la durata del permesso di soggiorno per gli stranieri vittime di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, e per motivi di protezione sociale, come già avviene per quelli per vittime di violenza domestica. Ai titolari di permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale e alle vittime di violenza domestica è riconosciuta anche la possibilità di richiedere l’assegno di inclusione.

In materia di ricongiungimento familiare, si prevede un innalzamento del termine per il rilascio del nulla osta da 90 giorni a 150 giorni. «Penso che questo provvedimento sia positivo perché l’obiettivo è quello di fornire un ingresso di manodopera che è indispensabile al sistema economico nazionale», dice Giamaica Puntillo, presidente nazionale Acli colf.

Puntillo, si pongono al di fuori del meccanismo delle quote l’ingresso e il soggiorno di lavoratori da impiegare, nel settore dell’assistenza familiare o sociosanitaria di persone con disabilità o anziane. Si prevede inoltre che, nei primi 12 mesi di effettiva occupazione legale in Italia, questi lavoratori possono svolgere esclusivamente l’attività autorizzata e possono cambiare datore di lavoro solo con autorizzazione degli Ispettorati territoriali del lavoro. Cosa ne pensa?

È un passo avanti per fare in modo che colf e badanti che arrivano in Italia possano essere assunti in modo regolare, evitando il lavoro nero, che è molto diffuso. Io penso che una cosa importante da fare è avere attenzione per l’applicazione di questo decreto. Bisogna far sì che ci siano delle assunzioni reali e che le persone che arrivano abbiano o una formazione precedente nel proprio Paese d’origine o appena arrivate in Italia. Le persone debbono frequentare dei corsi di formazione, in particolare gli anziani che questi lavoratori stranieri vanno ad assistere hanno bisogno di un’assistenza particolare, bisogna avere una preparazione ad hoc.

L’Italia, in costante calo demografico, con una popolazione che invecchia sempre di più, necessita di immigrazione per sostenere l’economia e il sistema di welfare.

Sì, c’è grande esigenza di avere lavoratori in questo settore. Il decreto flussi approvato a giugno prevedeva un aumento delle quote per colf e badanti, da 9.500 unità annue del periodo 2023-2025 a 13.600 nel 2026, 14mila nel 2027 e 14.200 nel 2028, per un totale di 41.800 unità nel triennio. Ma le persone anziane sono sempre di più, e c’è una moltitudine sempre più ampia di anziani non autosufficienti, con problematiche anche piuttosto gravi. Posso dire che anche tanti italiani ora si stanno convertendo a questa tipologia di lavoro. Ad esempio, in Sardegna la maggior parte dei lavoratori assistenti familiari sono italiani.

Alcune corsiste di Acli colf, con gli attestati di partecipazione al corso

Secondo lei, andrebbe riconosciuta la figura dell’assistente familiare?

Assolutamente sì, andrebbe riconosciuta la figura lavorativa dell’assistente familiare per far sì che abbia un’attestazione, ci stiamo battendo da tempo per questo ma pare che i tempi non siano ancora maturi. Noi come Acli colf facciamo dei corsi di formazione gratuiti di 88 ore per preparare le persone sia per il lavoro domestico sia per l’assistenza agli anziani e ai bambini: sono 40 ore dedicate al riordino e alla sistemazione della casa, 24 ore per l’assistenza e la cura dell’anziano, 24 ore per la cura dei bambini. Ma non basta, bisognerebbe fare dei corsi di formazione regionali.

Da quali Paesi provengono maggiormente i lavoratori e le lavoratrici assistenti familiari che si rivolgono a voi?

Fino a un po’ di anni fa molti provenivano dei Paesi dell’Est, tantissimi dalla Romania. Ora, tante persone vengono dall’Africa e dall’America Latina. Mentre un po’ di tempo fa la stragrande maggioranza erano donne, ora stanno aumentando gli uomini che si avvicinano a questa professione, a volte è richiesta una figura maschile per l’assistenza di alcune persone con patologie che richiedono una forza anche fisica, a volte una donna non può riuscire ad accudirle.

Foto di apertura di Jomarc Nicolai Cala su Unsplash e, nell’articolo, dell’intervistata

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