Non profit

L’etica prova a pensare in grande

I fondi Sarrasin sfidano il mercato degli investitori istituzionali

di Redazione

Una società di gestione, la Sopaf, ha siglato un accordo per collocare
agli investitori tradizionali i fondi Sri di Banca Sarasin. Una joint venture
che apre scenari nuovi. Come spiega l’ad, Alberto CiaperoniCrescono le opportunità per gli investitori istituzionali italiani che intendono muoversi sul terreno degli investimenti socialmente responsabili. Cosa che finora hanno fatto solo alcuni, e a piccoli passi, e che ci differenzia in negativo dal mercato della finanza etica nel resto d’Europa.
Sopaf capital management (CM), società di gestione del Gruppo Sopaf, ha infatti siglato un accordo per collocare agli investitori istituzionali italiani i fondi Sri gestiti dagli svizzeri di Banca Sarasin, uno degli operatori finanziari da più tempo impegnato in Europa in questo settore. Sarasin ha ricevuto dalla rivista Investment and Pensions Europe (Ipe) il riconoscimento di migliore società di ricerca e consulenza in Europa nel 2009 sulle tematiche sociali e ambientali. Il collocamento, già attivo, riguarda i comparti di una Sicav focalizzati sugli investimenti sostenibili (12,5 miliardi di franchi svizzeri di asset gestiti, circa 8 miliardi di euro), alcuni anche con specializzazione tematica (acqua, energia).
In queste settimane Sopaf CM sta presentando la nuova joint venture alla propria clientela e a settembre organizzerà un evento a Roma sull’applicazione di criteri di sostenibilità al mondo museale.
Quanto la scelta di puntare su prodotti sostenibili ha a che fare con la crisi? «Sono convinto che la crisi abbia cambiato un po’ il modo di pensare del mondo finanziario», risponde Alberto Ciaperoni, amministratore delegato di Sopaf CM, «facendo maturare la convinzione che la sostenibilità è una strada importante da percorrere. Il processo di investimento che sta dietro a ciò che viene definito sostenibile, porta alla selezione di titoli che dovrebbero dare una crescita magari non elevatissima ma costante. E ciò che è più importante per la nostra clientela è proprio un discorso di stabilità».
Fra le varie categorie di investitori istituzionali, ce n’è una a cui rivolgerete primariamente la vostra attenzione, con l’offerta di prodotti Sri, o da cui sono giunte le maggiori richieste in tale direzione? Ad esempio i fondi pensione? «Il presupposto è che nella nostra offerta cerchiamo di essere il più possibile omogenei», spiega Ciaperoni, «senza fissarci su un solo gruppo di clientela. Sicuramente il fondo pensione è un profilo di cliente che si avvicina molto alla filosofia dell’investimento sostenibile. In Italia, tuttavia, siamo ancora agli albori e, al di là di alcune situazioni episodiche e non standardizzate, il tema è abbastanza poco sentito. Ma riteniamo che ci sarà un’evoluzione in tal senso. Anzi, col nostro accordo mi auguro che sensibilizzeremo maggiormente i nostri interlocutori su questi aspetti».
Sarebbe però importante che i criteri di sostenibilità contaminassero l’analisi finanziaria tradizionale… «Gli investimenti Sri sicuramente devono crescere ancora in termini di masse gestite», sottolinea Ciaperoni, «per avere una forza diversa. Anche nei confronti degli stessi emittenti, perché più gli emittenti sono attenti ai concetti della sostenibilità nella gestione delle proprie attività, più hanno attrattiva per gli investitori finanziari».

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