Non profit

Lettera all’Osservatore romano delle associazioni trapiantati

Si temono riflessi negativi sulle donazioni

di Redazione

L’editoriale apparso ieri sull’Osservatore Romano che ha sollevato dubbi sulla morte cerebrale come criterio per stabilire la fine della vita «avrà inevitabili riflessi negativi sulle donazioni, turbando purtroppo la serenità dei familiari di chi era disposto a donare gli organi o la ha già donati, e sulla qualità della vita di chi, malato in lista d’attesa, sta aspettando – tra esami, ambulatori, ricoveri, cure, interventi – un organo per non morire». Lo scrive Salvatore Ricca Rosellini, presidente Federazione Liver-Pool, Federazione nazionale delle associazioni di volontariato per le malattie epatiche e il trapianto di fegato, in una lettera aperta a Giovanni Maria Vian, direttore dell’organo di stampa della Santa Sede. «La presa di posizione su morte cerebrale e fine della vita apparsa sull’Osservatore Romano» – scrive Ricca Rosellini – «ha gettato nello sconforto migliaia di malati, volontari e trapiantati che, da anni, lottano – accanto alle istituzioni, alle società scientifiche e agli operatori della sanità – per incrementare le donazioni degli organi e le possibilità per chi, al termine della malattia, puo’ essere salvato solo da un trapianto».

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