Non profit
Lezioni e shopping center: così si vince la sfida dell’integrazione
Aubervilliers la comunità cinese
di Redazione

Immigrazione, business e multiculturalismo. Aubervilliers è il nuovo laboratorio dell’Europa con gli occhi a mandorla. Situata alle porte di Parigi, la città accoglie infatti la più importante comunità cinese d’oltralpe (dopo la capitale): sono 3.400 i residenti censiti, ma ancora per nulla integrati. «Quasi nessuno parla il francese», ammette Frédéric Medeiros, responsabile della comunicazione del Comune, «qui è nato un enorme ghetto e non ce ne siamo accorti».
Accumulato questo ritardo, oggi la città è a un bivio: «O nei prossimi quindici anni riusciamo a rompere l’isolamento di una comunità che a breve avrà anche diritto di voto», sottolinea il sindaco Jacques Salvator, «oppure siamo fritti». Per scongiurare la seconda ipotesi, la giunta ha lanciato un’ampia serie di progetti d’integrazione: una classe bilingue mandarino-francese nella scuola media, corsi di cinese gratuiti, uno sportello e una rete di mediatori culturali per facilitare il dialogo tra la comunità cinese, le imprese e le autorità locali.
Ma la vera sfida del sindaco di Aubervilliers sono i 700 grossisti originari del Wenzhou che, assieme ai loro quasi 4mila dipendenti (molti vengono da Parigi), occupano un’area cruciale alle porte della città. Se da un lato la loro presenza ha consentito al Comune di accrescere le entrate fiscali, dall’altro il via vai degli autotrasporti e la piccola delinquenza hanno reso la zona invivibile. Per la giunta la sfida è duplice: rendere sempre più accogliente una città per quella parte di classe media parigina in fuga dai prezzi esorbitanti della capitale, ma non perdere i commercianti cinesi. Il progetto? Al posto della distesa di capannoni e bancarelle, realizzare uno shopping mall tutto cinese, edifici a tre piani per le boutiques e due piani di scantinati per stoccare la merce.
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