Famiglia

Liberia: minori sfruttati sessualmente nei campi profughi

Un rapporto di Save the children accusa cooperanti, caschi blu e imprenditori locali.

di Redazione

Orrore nei campi profughi della Liberia. Bambine di 8 anni, adolescenti e ragazze fino ai 18 sono costrette a prostituirsi dagli stessi operatori che dovrebbero proteggerli. La denuncia, contenuta in un rapporto sui campi profughi liberiani della sezione britannica di ‘Save the children’, accusa cooperanti, caschi blu e imprenditori locali di pretendere dai minori rapporti sessuali in cambio di cibo e denaro, anche solo per una birra, un film o un giro in auto.

Secondo lo studio di 20 pagine, pubblicato sul sito dell’organizzazione, molte bambine e adolescenti sono rimaste vittime di questo turpe ricatto. Il rapporto, basato su 300 interviste ad adulti che vivono nei campi profughi, punta il dito soprattutto contro i militari delle Nazioni Unite, ma anche contro operatori umanitari, insegnanti, dipendenti statali, poliziotti e militari.

“Tutti gli intervistati”, si legge, “hanno affermato con chiarezza che circa la meta’ delle bambine nel loro campo sono rimaste vittime di questo problema”. “Questo non puo’ continuare. Deve essere fermato”, ha commentato la responsabile dell’ufficio di Londra dell’Ong, Jasmine Whitbread, “Gli uomini che usano le proprie posizioni di potere per sfruttare bambine vulnerabili devono essere denunciati e licenziati. Bisogna fare di piu’ per aiutare le bambine e le loro famiglie, perche’ vivano senza cadere in questo tipo di disperazione”.

Whitbread ha poi lanciato un appello al nuovo governo liberiano, guidato dal presidente Ellen Johnson-Sirleaf, che ha fatto della lotta allo sfruttamento e alla prostituzione una delle sue bandiere. “La nostra esperienza”, ha concluso, “dimostra che senza pressioni dall’alto nulla cambiera’”.

Secondo i rappresentanti della Unmil, la forza delle Nazioni Unite che opera in Liberia, dall’inizio dell’anno sono state presentate sei denunce per abusi contro il personale Onu. Solo una, tuttavia, e’ stata suffragata da prove e la persona interessata e’ stata allontanata. “Siamo inorriditi dall’ipotesi di sfruttamento sessuale o abuso da parte di operatori umanitari, siano essi stranieri o liberiani: e’ un comportamento inaccettabile”, ha commentato Jordan Ryan, coordinatore della missione umanitaria dell’Onu in Liberia. La Liberia e’ all’inizio del difficile cammino di ricostruzione dopo la guerra civile conclusa tre anni fa. Le speranze per un futuro migliore nel Paese sono state affidate a Johnson-Sirleaf, eletta alla presidenza alla fine dell’anno scorso.

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