di Riccardo Bonacina
L’accordo di cui si dà conto in questa pagina tra le Fondazioni d’origine bancaria e le rappresentanze del terzo settore, oltre a garantire un quadro di stabilità e di razionalità nell’uso d’importanti risorse in un’epoca di mezzi scarsi ai Centri di servizio per il volontariato e alla Fondazione per il Sud (poli di infrastrutturazione sociale diffusi su tutto il territorio), esemplifica un ruolo e un metodo di cui il sistema delle fondazioni può giustamente andare fiero. Ruolo che una sentenza della Corte Costiituzionale del 2003 aveva autorevolmente codificato così: «Organizzatrici delle libertà sociali». E un metodo che la storia di quest’ultimo decennio ha ampliamente affinato e codificato: valorizzare i corpi sociali intermedi, il loro lavoro sul campo, la loro visione dei bisogni, le loro risposte, in una logica di sussidiarietà sostanziale e concreta.
Perciò, poche settimane fa, in occasione di un convegno per i 20 anni dalla legge Amato che diede vita alle fondazioni di origine bancaria, il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, ha potuto dire con orgoglio: «La nostra “autonomia” non è autoreferenzialità, come sovente si sente ripetere da chi al riguardo ci critica. Credo che nessun ente sia sottoposto a controlli di legittimità come le fondazioni: da quello più autorevole del ministero dell’Economia a quelli interni, fatti da sindaci e revisori contabili; ma soprattutto penso al controllo sostanziale dei cittadini, degli enti democratici eletti, delle associazioni del terzo settore». Quella delle fondazioni «è una storia a lieto fine», ha detto Giuliano Amato, una storia che continua facendo però i conti con un tema ricorrente: l’interferenza della politica. Tema destinato a perpetuarsi sino a che non si metterà mano (senza colpi di mano sotto forma di ddl, però) alla riforma del Titolo II del Libro I del Codice civile così da finalmente prevedere, oltre allo Stato e al mercato, un’identità civile per il privato a finalità pubblica. Nel frattempo la politica consideri che l’autonomia data alle fondazioni ha portato il loro patrimonio a crescere in 15 anni da 23 miliardi di euro a quasi 50 e che tale sistema, come soggetto filantropico, eroga a volontariato, ricerca, beni culturali, educazione, assistenza sociale, ambiente, salute pubblica, quasi 1,7 miliardi l’anno in progettualità che coinvolgono decine di reti e centinaia di soggetti sul territorio. Nessun ente pubblico sarebbe riuscito in tale impresa.
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