Mondo

Libia cede: gli eritrei non saranno rimpatriati

La svolta dopo gli appelli delle organizzazioni umanitarie

di Redazione

La Libia ha concesso il permesso di soggiorno a circa 400 migranti eritrei, dopo l’allarme lanciato dalle organizzazioni per i diritti umani per il rischio che subissero persecuzioni in caso di rimpatrio. A riferirlo è l’agenzia Agi. Tra loro ci sono anche gli eritrei rinchiusi per giorni nel centro di detenzione di Braq, vicino Sabha, che avevo denunciato maltrattamenti e torture.

Il ministero degli Esteri di Tripoli ha annunciato che “le autorita’ competenti hanno cominciato a prendere misure per accogliere e integrare questi immigrati clandestini eritrei ed evitare che vengano sfruttati o messi in pericolo dai trafficanti di esseri umani”.

Il governo libico ha fatto sapere che ai rifugiati sara’ consegnata la crta d’identita’ e assicurata “una vita dignitosa e l’accesso a un lavoro adatto alle loro capacita’ professionali”. L’organizzazione internazionale per la migrazione (Iom) ha confermato che Tripoli ha accettato di trovare un impiego ai rifugiati in lavori pubblici.

«I migranti hanno paura di essere rimpatriati» ha sottolineato il capo missione di AI, Laurence Hart. Martedi’ scorso, Amnesty International si era appellata alla Libia affinché non rimpatriasse gli eritrei e aveva denunciato il trafsrimento di 200 di loro a Braq dopo il tentativo di fuga di una quindicina di migranti dal campo di Misratah, lo scorso 29 giugno. «Le autorità libiche devono proteggere gli eritrei e assicurare che non vengano rimpatriati con la forza nel loro Paese dove si troverebbero di fronte a seri rischi di torture e altri abusi», ha spiegato il direttore di Amnesty per il Medio Oriente e il Nord Africa, Malcom Smart. «Qualsiasi rimpatrio forzato dei cittadini eritrei rappresenterebbe una violazione dell’obbligo della Libia di non restituire alcun individuo a un Paese dove sarebbe a rischio di tortura e di altre forme di maltrattamento» ha aggiunto Smart.

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