Mondo
Libia e Algeria con la paura del contagio
Gheddafi pronto a chiudere la frontiera. Bouteflika apre alle opposizioni
di Redazione

Mentre in Tunisia è in corso una purga generale dell’era Ben Alì, nel mondo arabo c’è chi continua ad osservare il modello rivoluzionario tunisino con grandissima preoccupazione.
In Algeria il movimento di protesta conosce una crescita complicata. Il primo seme è stato piantato a inizio gennaio con il suicidio di un giovane disoccupato nella periferia di Algeri. Seguono le prime rivolte popolari contro l’aumento dei prezzi dei prodotti di prima necessità. Il bilancio è di cinque morti e 800 feriti. Il regime del presidente Bouteflika corre ai ripari annunciando un rimpasto governativo e sovvenzioni per gli alimenti di base (granoturco, latte) e l’elettricità.
Ma l’opposizione non ci sta e scende in strada per protestare contro la cricca di Bouteflika e denunciare il contrastro tra una disoccupazione che colpisce il 30% dei giovani algerini e l’incredibile avanzo nella bilancia commerciale registrato dal governo negli ultimi anni (16,5 miliardi di dollari nel 2010) grazie all’esportazione di petrolio e gas naturale.
Sul confine opposto della Tunisia c’è invece chi sogna operazioni di destabilizzazione per ristabilire l’ordine in un Paese giudicato allo “sbando”. Per molti analisti è il grande desiderio del leader libico Gheddafi, per vendicare l’ex presidente tunisino Ben Alì, considerato un “fratello” e uccidere sul nascere la democrazia tunisina, impedendone la propagazione alla’interno del territorio libico.
Al pari di molti leader arabi, Gheddafi teme che i fondamentalisti islamici sfruttino l’attuale instabilità politica della Tunisia per alimentare un clima di guerra civile simile a quella algerina negli anni 90. Secondo molti esperti, dietro i disordini e i saccheggi provocati dalla polizia all’indomani della fuga di Ben Alì ci sarebbe la mano di Gheddafi. «Per far pressione sulla Tunisia Gheddafi può anche chiudere la frontiera», sostiene un diplomatico occidentale, «in questo modo blocca gli emigranti tunisini alla ricerca di lavoro in Libia e sottrae all’economia tunisina la valuta che provviene dal turismo libico».
Prevenire meglio che curare
Il blocco frontaliero porterebbe inoltre un colpo fatale agli scambi commerciali, valutati a cinque miliardi di dollari annui. Sul fronte interno, Gheddafi ha sferrato attacchi durissimi contro l’esercito nazionale e i servizi segreti, accusati di non aver salvato il regime di Ben Alì.
Per prevenire ogni rivolta popolare, la “Guida” avrebbe poi dato ordine di consentire ai senzatetto di occupare gli appartamenti rimasti liberi nel Paese (provocando disordini sociali e cinque morti), mentre gli imam sono tenuti a criticare la rivoluzione tunisina durante le prediche del venerdì. Il timore di una ribellione scoppiata in Tunisia per colpa dei prezzi dei beni di prima necessità è tale da convincere il regime libico a importare 100mila tonnellate di granoturco. Basterà? [J.M]
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