Dobbiamo fare un salto: entrare nel merito dei contenuti. E discutere la nostra visionedi Andrea Olivero
Abbiamo l’ambizione di disegnare una visione di società, di indicare o contribuire ad individuare un progetto di Paese. Il titolo del Libro verde del Forum del terzo settore – Le sfide dell’Italia che investe sul futuro – non è casuale. Come pure non è accidentale l’ampia gamma di temi affrontati in queste pagine. Il nostro modo di fare terzo settore ha come filo rosso la partecipazione, la precisa volontà di costruire una società solidale in cui tutti, a partire dai più deboli, abbiano spazio. In sintesi, l’assumersi responsabilità nei confronti dell’esistente, sapendo che il dinamismo, la voglia di imprendere e intraprendere sono presenti, nel terzo settore, più che in altri ambiti. Un protagonismo che ha riverberi sotto il profilo dell’azione economica. Non solo perché il terzo settore crea più posti di lavoro e questo, in un momento di crisi come l’attuale, è un dato interessante. Soprattutto perché volendo cambiare la realtà, desideriamo intervenire in molti ambiti, non solo quelli marginali. È un aspetto innovativo, anche rispetto al passato.
Una svolta verso l’economia civile, assunta da ciascun soggetto di terzo settore secondo le modalità che gli sono più congeniali, ma comunque una svolta. Ormai anche una larga fetta del volontariato considera l’aspetto economico come una sfida che lo riguarda e pensa di dover dare al proprio agire economico caratteristiche specifiche che ne valorizzino le peculiarità. Un ragionamento che rientra nella scelta di non essere residuali. Siamo stati considerati tali per molto tempo e questo non è più accettabile: abbiamo l’ambizione e l’obiettivo di dare un modello – di poter contribuire come gli altri, confrontandoci alla pari e senza alcuna sudditanza. Certo perché questo accada servono interlocuzioni ad ampio raggio. Con i sindacati, con le forze politiche. Nei prossimi giorni incontrerò il ministro Sacconi. Spero che valuterà di assumere le sfide poste dal Libro verde, che è anche risposta al suo Libro bianco.
È auspicabile del resto che la politica sappia assumere di nuovo una capacità progettuale di lungo periodo. Tanto più che i corpi intermedi si stanno riorganizzando. Penso al Forum del terzo settore ma anche alla neonata Rete Imprese Italia.
Come Forum non abbiamo l’ambizione di essere gli unici soggetti. Anzi. Vorremmo favorire la nascita di reti tematiche. È uno dei nostri compiti. Rivendichiamo però la rappresentanza in quanto parte sociale. Nei prossimi mesi del resto incontreremo le organizzazioni che ci sono state vicine e non hanno aderito o che se ne sono allontanate. Il tentativo è quello di far capire che il Forum è uno spazio aperto, in cui chi entra può giocarsi le sue carte. Non c’è dubbio che nuove adesioni rappresenterebbero un rafforzamento positivo. Vogliamo perciò anche confrontarci con quelle realtà strategiche nella crescita complessiva del non profit che, magari per forma giuridica, non possono aderire. Penso ad esempio alle fondazioni private ma anche a tutte quelle organizzazioni che, nei modi più diversi, favoriscono l’assunzione di responsabilità da parte di cittadini. Sarà importante confrontarsi sui temi: in questi anni a volte abbiamo più ragionato di formule e di rappresentanza senza entrare nel merito degli obiettivi. Credo che invece si debba farlo, specie se vogliamo portare avanti la nostra visione della società ed essere un soggetto di rappresentanza forte ed autonomo.
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