Innovazione

L’idrogeno verde spinge una coop umbra nel mercato mondiale della ceramica da tavola

I lavoratori di Ceramiche Noi, a Città di Castello, hanno salvato il posto di lavoro (si rischiava la delocalizzazione in Armenia) rilevando la proprietà dell'impresa nel 2019. In sinergia con la cooperativa Gbm, hanno adattato il forno per una doppia alimentazione Gpl-metano e poi introdotto l'impiego di idrogeno tramite elettrolisi. I prodotti sono molto richiesti in Canada e Usa

di Redazione

Un forno ceramico alimentato da una miscela di gas e idrogeno verde, autoprodotto da un elettrolizzatore che funziona grazie all’energia solare. Si tratta di un progetto industriale unico a livello nazionale, che prende forma nel cuore dell’Umbria attraverso la sfida lanciata dalla cooperativa Ceramiche Noi, workers buyout di Città di Castello (Perugia) associata a Legacoop Umbria. Questo impianto arriva in un momento drammatico a livello mondiale, a causa dei conflitti in Medio Oriente che potrebbero spingere sempre di più all’aumento del costo dei combustibili. La cooperativa umbra si fa trovare pronta nella ricerca di fonti di energia alternative, eco-compatibili e soprattutto meno onerose e impattanti su bilanci e funzionamento delle aziende altamente energivore. Meno di un anno fa, l’azienda acquistava un vecchio capannone dismesso: oggi è diventato un moderno stabilimento che unisce efficientamento energetico, sostenibilità e innovazione tecnologica, segnando un primato nel settore della stoviglieria.

«Dobbiamo ringraziare in primis Legacoop Umbria, che ci ha aiutati a tessere tutti i fili di questo ambizioso progetto», sottolinea Marco Brozzi, presidente di Ceramiche Noi. «Ci ha supportati nel costruire il percorso e ci ha messo a disposizione competenze e relazioni per trovare i partner giusti».

Il progetto è frutto di una sinergia tra due realtà cooperative, Ceramiche Noi e Gbm, che ha installato l’impianto fotovoltaico. Il supporto finanziario è arrivato da Banca Etica e Cfi, mentre l’azienda Sacofgas (anch’essa di Città di Castello) ha collaborato alla realizzazione dell’impianto a idrogeno. L’idea è nata nel 2022, in piena crisi energetica. «Abbiamo reagito tornando temporaneamente al Gpl e adattando il forno per una doppia alimentazione Gpl-metano», spiega Brozzi. «Poi, grazie a Sacofgas, abbiamo avviato la produzione di idrogeno tramite elettrolisi. Dopo una prima fase sperimentale, oggi utilizziamo una macchina capace di produrre fino a 12 m³/h di idrogeno, operativa all’80% della capacità».

Dal punto di vista industriale, l’impianto è unico in Italia nel settore della ceramica da tavola. In un mercato sempre più sensibile alla sostenibilità (in particolare quelli di Canada e Stati Uniti, principali mercati di sbocco per la cooperativa), questa qualificazione green del prodotto offre un vantaggio competitivo che apre uno spazio ad altri segmenti e mercati. L’elettrolizzatore è alimentato da un impianto fotovoltaico realizzato da Gbm, la cui potenza installata è di 150KW. Sia Ceramiche Noi che Gbm sono esempi di workers buyout: imprese recuperate dai dipendenti che hanno salvaguardato lavoro e competenze sul territorio.

Oggi il nuovo forno dispone di tre modalità di alimentazione: metano, Gpl o gas miscelato con idrogeno. Ciò consente una riduzione dei consumi di gas fino al 10%, con un miglioramento nella qualità della combustione grazie al maggiore potere calorifico della miscela. Il cuore del progetto è la sua filiera chiusa e sostenibile: l’idrogeno è prodotto in loco, utilizzato subito, senza stoccaggio né trasporto, abbattendo così costi ambientali ed economici. Il tutto si inserisce in un più ampio intervento di riqualificazione industriale del moderno stabilimento, con un forno dotato anche di un sistema di recupero del calore.

«Abbiamo creduto fin dall’inizio in questo progetto perché rappresenta un esempio concreto di come la cooperazione possa rispondere alle sfide ambientali e di mercato», dichiarano congiuntamente in una nota Simone Gamberini, presidente di Legacoop, e Danilo Valenti, presidente di Legacoop Umbria. «La nostra missione è innovare, creare occupazione e generare valore sui territori. Qui siamo di fronte a una realtà che qualche anno fa rischiava la chiusura: oggi cresce, innova e crea lavoro».

Il progetto ha trovato fin da subito anche il sostegno della comunità tifernate, sempre vicina alla cooperativa nei momenti di sfida. «È un sogno concreto che si avvera e premia la straordinaria determinazione e passione di tutti i protagonisti della cooperativa e le maestranze, da qualche anno modello a livello internazionale di gestione imprenditoriale innovativa nel solco della tradizione attraverso progetti eco-compatibili di avanguardia come quello che viene inaugurato oggi», ha sottolineato il sindaco di Città di Castello, Luca Secondi, durante la presentazione ufficiale.

Presentato in anteprima a Madrid in occasione dell’evento europeo sui workers buyout, oggi l’impianto è attivo 24 ore su 24, pronto a segnare un nuovo percorso per la manifattura italiana. «Non è solo innovazione, è una scelta strategica, economica, ambientale e sociale», tiene a precisare Lorenzo Giornelli, responsabile marketing di Ceramiche Noi. «Una sfida che abbiamo deciso di affrontare guardando al futuro».

La cooperativa ha anche aderito in maniera gratuita alla Cer Perugia Green Energy e, come benefit aziendale, avrà anche la condivisione familiare per ciascun socio nel fine settimana.

Agli operai della vecchia proprietà era stata comunicata la delocalizzazione in Armenia, nell’agosto 2019. Dopo i primi attimi di sconforto, messi si fronte alla possibilità di perdere il lavoro, hanno deciso di investire nel proprio futuro e nella prospettiva del territorio. Si sono uniti in cooperativa e hanno fondato Ceramica Noi, investendo 180mila euro, acquistando i macchinari utilizzati dalla vecchia proprietà e affittando il capannone. “Tutti per uno, un sogno per tutti”, recita lo slogan impresso sulla pelle che adesso acquista un significato maggiore, segno di chi ce l’ha fatta. Così hanno riconquistato i vecchi clienti, per il 90 per cento dislocati negli Stati Uniti, riuscendo a non fermare la produzione e, anzi, ripartendo di slancio. L’esperienza di Ceramica Noi indica una strada percorribile da tante altre imprese in crisi che, anziché cessare l’attività, possono essere salvate dai lavoratori in forma cooperativa.

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