L’economia è una scienza triste? Forse. Di certo per gli economisti che mettono al centro degli studi solo la massimizzazione del Pil. Non per Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia politica all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, che negli ultimi anni ha rivolto le sue attenzioni proprio alla ricerca sul tema della felicità. Il suo blog su Repubblica non a caso si chiama “La felicità sostenibile”.
Becchetti, 46 anni, romano, è presidente del Comitato etico di Banca Popolare Etica, direttore scientifico della Fondazione Achille Grandi, presidente delle Comunità di vita cristiana – Lega missionaria studenti, membro del Comitato esecutivo di Econometica (consorzio universitario per gli studi sulla responsabilità sociale d’impresa) e di Aiccon e direttore del sito www.benecomune.net.
Professore, su quali filoni di ricerca sta concentrando il suo lavoro?
Sto lavorando, oltre che sul tema delle determinanti della soddisfazione di vita, sull’impatto prodotto dalla responsabilità sociale d’impresa, in particolare sulla performance sia economica che finanziaria. La sfida è capire quanto spazio ci sia per passare da un modello nel quale si mette l’azionista sul piedistallo, a scapito di tutti gli altri portatori di interesse, a un modello socialmente orientato. Il secondo filone di ricerca è l’analisi di impatto del microcredito e del commercio equo e solidale come strumenti per la promozione dell’inclusione degli ultimi.
Qual è il punto debole della comunicazione economica oggi?
Non aiuta l’opinione pubblica a riflettere sulle cause alla radice dei problemi. Il fatto clamoroso di questi ultimi tempi è che gran parte degli italiani pensa che la crisi finanziaria che stiamo vivendo sia colpa della politica e non invece che dipenda da quanto è accaduto sui mercati finanziari.
Serve un nuovo linguaggio?
Le possibilità di spiegare i fatti economici in modo semplice ci sono. Il tema del voto col portafoglio è facile. Basta far capire ai cittadini che è loro interesse premiare le aziende più responsabili e attente all’ambiente. Con la crisi l’attenzione verso i nuovi modi di raccontare l’economia è aumentata. Le nuove generazioni del resto sono sempre più scolarizzate e questo facilita. La sfida per chi si occupa di economia è, tuttavia, di non restare solo sul piano astratto ma di suggerire ricette possibili.
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