Non profit
L’investimento etico? È una scelta del cliente
Intervista a Michele Calcaterra, E.Capital Partners
di Redazione

Definiamo con parametri scientifici le performance ambientali, sociali e di governance. Ma non diamo giudizi morali: la decisione spetta a chi investe «Ppartiamo dal presupposto che una azienda vale non solo per quello che produce, ma anche per le modalità attraverso le quali produce». Così l’amministratore delegato Michele Calcaterra sintetizza l’attività di E.Capital Partners (da poco acquisita dal gruppo Mittel). Docente della Sda – Bocconi School of Management, ha tra l’altro contribuito nel 2000 in modo sostanziale alla realizzazione del primo osservatorio universitario su tematiche di finanza etica, Finetica. E quindi ci tiene a sgombrare il campo da eventuali equivoci. «Molto spesso si pensa che ci occupiamo soltanto di finanza etica, ma è vero solo in parte: il nostro lavoro prescinde da valutazioni etiche che sono di esclusiva pertinenza dei clienti».
Etica&Finanza: In che senso?
Michele Calcaterra: E.Capital Partners Indicies costruisce indici che saranno poi utilizzati da banche e società di gestione del risparmio. Ci rivolgiamo agli investitori istituzionali e ai gestori che vogliono integrare valutazioni ambientali, sociali e di governance nei loro processi di investimento. La nostra società applica il modello di ricerca che si riconduce all’acronimo ESG (ambiente, responsabilità sociale e governance dell’impresa); non ha quindi assolutamente la pretesa di dare giudizi morali o etici, ma attraverso valutazioni blindate, analisi standardizzate e replicabili, fornisce degli indici che rendono investibili i valori di cui si è detto rendendo i portafogli di investimento meno rischiosi e volatili. Le eventuali esclusioni dal panorama di investimento di settori “sensibili”, derivano solo da esplicite richieste dell’investitore.
E&F: A proposito di escusioni, è vero che la pratica dell’esclusione porta alla costruzione di fondi limitati e scarsamente performanti?
Calcaterra: No, non è vero, o meglio, tutto dipende dall’orizzonte temporale di riferimento. Dall’analisi empirica risulta che nel lungo periodo l’esclusione di settori particolari non comporta rendimenti inferiori, anzi spesso aiuta a creare portafogli meno volatili; nel breve periodo, invece, secondo la teoria di Markovitz la maggiore diversificazione è una garanzia di rendimento. Un paio di esempi possono aiutare a capire: l’amministrazione Bush ha introdotto una normativa per limitare il gioco d’azzardo, e il Papa ha rilasciato delle dichiarazioni contro i contraccettivi; è ovvio che chi ha eliminato, per motivi ritenuti da lui etici, questi settori, si è sottratto al rischio di perdere o guadagnare in funzione dell’esposizione ai settori suddetti.
E&F: Che effetti ha la crisi sulla vostra attività?
Calcaterra: Il risparmio gestito in questo periodo è in crisi, è tra i settori più in difficoltà e necessita di un profondo ripensamento: le difficoltà si riflettono sull’attività di E. Capital Partners Indicies che ha l’industria del risparmio gestito tra i settori di riferimento.
E&F: C’è bisogno di una finanza con nuove regole?
Calcaterra: Questa crisi è stata determinata dall’assenza di regole e da un uso smodato della leva finanziaria: i famigerati mutui subprime, in questo senso, sono stati soltanto il mezzo attraverso il quale la leva finanziaria si è manifestata con forza. Senza parlare della possibilità di attualizzare i profitti futuri, un gioco contabile che ha prodotto moltissimi vantaggi finché è durato, ma che alla fine ha creato una bolla speculativa enorme.
E&F: Si è rotto il rapporto di fiducia tra banche e clienti?
Calcaterra: Quello che è successo è ancora più grave, i clienti non si fidano più delle banche e a loro volta le banche non si fidano più delle imprese. È un circolo vizioso molto pericoloso. In questo senso però si potrebbe vivere il fenomeno come una grande opportunità, nel senso che bisognerebbe favorire una grande trasformazione culturale che permetta di cambiare il sistema di assegnazione del merito di credito. Con le nostre analisi di ESG riusciamo a stabilire la sostenibilità di una impresa completando la classica analisi quantitativa, allo stesso modo si dovrebbero introdurre delle nuove regole in grado di stabilire la sostenibilità del debito delle imprese anche attraverso la trasparenza della gestione e il rispetto dell’ambiente.
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