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Lo disse Marx: la crisibè l’anima del capitalismo
Un filosofo marxista davanti al black out dell'Occidente
di Redazione
È un sistema in cui le cose comandano gli uomini. Ma ha una grande capacità di autoriformarsi. Intervista a Peter Kammerer A veva ragione Karl Marx? La crisi attuale segna il declino inarrestabile del capitalismo? «Non s’illudeva certo di domare quella bestia che è il sistema capitalistico», risponde il sociologo Peter Kammerer, curatore assieme a Enrico Donaggio di Karl Marx, antologia di pagine scelte (Feltrinelli), «ma ne ha sottovalutato la vitalità in un modo spaventoso. Credeva che di lì a poco sarebbe crollato. Qui ha sbagliato di grosso».
Vita: Dove invece ha avuto ragione?
Peter Kammerer: Nell’individuare la crisi come passaggio essenziale del capitalismo. Una crisi serve a riaggiustare gli equilibri. Su questo marxisti e liberali sono d’accordo: la crisi è il modo che il capitalismo adotta per aggiustare il proprio corso. Negli ultimi cento anni ha fatto miracoli in questa direzione, andando avanti per tentativi ed errori. Quando si sono accumulati sbagli veramente planetari, possono arrivare momenti così terribili che non si tratta più di aggiustamenti.
Vita: 2008 come 1929?
Kammerer: Non so se siano paragonabili. Lo desumo dagli osservatori finanziari. Ma abbiamo gridato “al lupo” tante e tante volte… Il problema è che non si tratta solo di un crac: ci sono le crisi ecologica, climatica, politica… Finché in un sano sistema democratico hai un collasso finanziario, cerchi di risolverlo, ma oggi anche la politica è in crisi. Marx vedrebbe le cose insieme, non settorialmente: siamo in una turbolenza nella quale le variabili di sistema sono notevolmente aumentate.
Vita: Il capitalismo ha saputo trasformarsi…
Kammerer: È stato così vitale perché ha continuamente cambiato registro. Mi sentirei di dire che lo farà di nuovo anche ora. L’invito che viene da Marx è di pensare le diverse crisi nel loro insieme e di guardare al capitalismo come a un sistema nel quale la crisi è la norma, non l’eccezione. Lui però pensava che la gente si sarebbe ribellata. E questo non accade.
Vita: Ma chi pagherà le conseguenze di questa situazione?
Kammerer: I perdenti… I giovani. Oggi si dice «tagliamo i fondi per la scuola», mentre qualsiasi persona concorderebbe che essa è il futuro di una società. Chiudere o squalificare le scuole per mancanza di fondi è immorale e stupido. Specie se poi s’investono i soldi risparmiati in polizia e sicurezza perché i giovani sbandano…
Vita: Lo Stato rientra nel mercato. Che ne direbbe Marx?
Kammerer: Qui non ci vuole Marx. È il vecchio sistema: socializzare le perdite e privatizzare i profitti. Ma questa è un’altra caratteristica del capitalismo: i cittadini vivono sempre sotto ricatto all’interno di un mercato che è un sistema di potere. Questa è la parte più grandiosa della filosofia marxiana perché ci fa capire il funzionamento di un sistema nel quale le cose comandano gli uomini. Anche i capitalisti e i governanti, in fondo, stanno sotto il ricatto del mercato.
Vita: Oggi ci sono le forze per cambiare il capitalismo?
Kammerer: Non lo so. Sono però convinto che, una volta riformato e non appena starà bene, il capitalismo farà di nuovo gli stessi errori. Abbiamo di fronte un paziente che teniamo in vita con l’accanimento terapeutico…
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