Non profit
«L’obiettivo è lo sviluppo partecipato. Il modello? Adriano Olivetti, per esempio…»
Marco Frey - Global Compact Italia
di Redazione
Primo significato, forte e simbolico: nel 1992 per la prima volta è stata posta all’attenzione del mondo l’idea che ci possa essere un’azione coordinata a livello mondiale sui temi dell’ambiente e della sostenibilità, e che questi temi devono diventare un fatto culturale. A giugno, a Rio, si va per tirare le fila di questi vent’anni di lavoro. Per rilanciare. Non è poco…». A meno di cento giorni dall’appuntamento con la conferenza di Rio 2012 dice di essere ottimista Marco Frey, presidente di Global Compact Network Italia, la piattaforma nazionale per la realizzazione di attività di promozione e diffusione sul territorio nazionale del Patto Globale lanciato nel 1999 dall’Onu. Certo, sui temi previsti in agenda «ci sono ancora diversi nodi da appianare», avverte, «primo tra tutti il fatto che diversi tra i Paesi in via di sviluppo non si sentono pienamente partecipi di questo “sviluppo”, non hanno ancora compreso l’importanza dello sforzo globale che si sta facendo per raggiungere obiettivi come, per esempio, l’accesso all’energia. Il ruolo guida svolto dai Paesi occidentali e dai Paesi del Bric viene visto ancora con atteggiamento critico, e questo sta condizionando i lavori preparatori».
Una ribellione inconsapevole a un certo atteggiamento paternalistico? «Un approccio diciamo “paternalistico” c’è, ma ? per fare un paragone ? è quello stesso tipo di approccio che avevano i grandi industriali italiani del passato, Olivetti, Merloni, quando portavano la loro azione nell’Italia del dopoguerra. Il valore condiviso delle cose che hanno fatto resta». Oggi a livello globale, come allora nelle povere province italiane, il ruolo che giocano i privati è fondamentale, e lo dimostra l’agenda dei lavori di Rio 2012. «Le imprese lungimiranti sanno quale sia l’importanza di pensare sempre ad investimenti a lungo termine, e questo vuol dire creare valore per le comunità locali. Da Rio 1992 ad oggi abbiamo un sacco di buone pratiche messe in atto con successo dai privati, e a giugno uno dei temi chiave sarà proprio sottolineare l’importanza delle partnership tra attori governativi e attori privati: il coinvolgimento della business community è decisivo». L’Italia in questo senso porta a Rio più di un fiore all’occhiello: «Le nostre grandi multinazionali dell’energia, quelle per cui l’internazionalizzazione è da anni un driver strategico chiave, hanno lavorato molto e bene sui temi dell’accesso per tutti: abbiamo tante buone cose da raccontare al mondo».
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.