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Loi, la storia di sé come storia di tutti

di Redazione

Questo è il romanzo di una vita: la vita di Franco Loi, uno dei maggiori poeti italiani, classe1930, genovese di nascita ma milanese di fatto. Loi è un personaggio pacato e riservato. Non ama la cultura esibizionistica e quindi può sembrare strano che uno come lui si sia cimentato in un libro all’apparenza autocelebrativo. Ma l’approccio di Loi è esattamente opposto, come lui stesso dichiara. «Credo che in ogni individuo ci sia tutto un universo. Gli avvenimenti sono distinti, e fanno parte dell’esperienza individuale, ma hanno ripercussioni anche negli altri uomini, nella natura e persino sulle cose».
Il racconto di Loi scorre dagli anni 30 ad oggi, passando per il fascismo, la guerra e la liberazione, le profonde trasformazioni sociali e tecniche, il passaggio dall’industria meccanica alla tecnologia, il 68 e la nascita del terrorismo. I ricordi non sono mai fini a se stessi ma diventano una chiave per capire il mondo. Belle le pagine in cui spiega il suo naturalizzarsi milanese. I suoni, le cadenze, i toni delle voci diventano poco alla volta corpo della sua scrittura poetica. Scrive che il milanese è «una lingua che ti entrava dentro con i luoghi, con le facce delle persone, con la spinta morale che distingueva la città».
Così la prospettiva individuale si trasfigura poco alla volta nel resoconto di un affascinante, sofferto percorso collettivo; di ritratto di una città con qualche inspiegabile amnesia. Come quella che riguarda Giovanni Testori nelle pagine dedicate alla straordinaria epopea culturale del teatro fondato da Franco Parenti. Una licenza poetica del grande Loi…

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