Non profit
Longevità e Alzheimer: problemi e risposte
A Milano un convegno organizzato da “Vita” sul tema dei bisogni e dei servizi a favore degli anziani
di Redazione
Poter vivere fino a 120 anni? Non è detto che sia una speranza positiva. Anzi, da molti viene ormai considerata una misura di malessere, perché all’aumento della longevità si accompagna sempre più spesso una mediocre qualità media della vita, sia in termini di salute sia di rapporti umani. Se ne è discusso diffusamente nel corso del convegno “Longevità e Alzheimer: i problemi dell’invecchiamento della popolazione e le possibili risorse” organizzato da Vita, in collaborazione con Regione Lombardia la Direzione Generale Famiglia e Politiche Sociali della Regione Lombardia e TENA.
Una discussione a più voci sul tema dei bisogni e dei servizi a favore degli anziani in Italia, in particolar modo dei non autosufficienti, a partire dai malati affetti da malattie neurodegenerative, tra cui l’Alzheimer (in tutto circa 900.000 in Italia, più di 115.000 nella sola Lombardia e più di 30.000 nella sola città di Milano). Al momento, per le malattie neurodegenerative non ci sono possibilità di cura efficaci e, dunque, assume un’importanza ed una dimensione sempre più rilevante la rete famigliare affiancata da strutture pubbliche e private.
A introdurre i lavori, sono stati l’assessore alla Famiglia e solidarietà sociale della Regione Lombardia Giulio Boscagli e quello ai Servizi Sociali del Comune di Milano Mariolina Moioli. «Negli ultimi quindici anni – ha ricordato l’assessore Giulio Boscagli – abbiamo realizzato oltre 79 nuclei Alzheimer all’interno delle nostre RSA, capaci di ospitare oltre 1.600 persone e abbiamo sostenuto la formazione di personale dedicato per questa patologia, il tutto con un impegno economico di circa 31 milioni di euro all’anno. Prioritaria oggi è però una visione “oltre le mura”, per questo Regione Lombardia sta realizzando un percorso di rafforzamento delle cure domiciliari per permettere all’anziano di rimanere nella propria casa».
L’assessore del Comune Mariolina Moioli, ha detto che Milano è una città che si prende cura dei propri anziani coinvolgendoli in attività di volontariato e in laboratori didattici con i bambini: «Abbiamo potenziato la domiciliarità – ha proseguito – , diminuendo i ricoveri negli istituti. Team di esperti, operano nelle nostre strutture affinché possa esserci un sostegno qualificato, soprattutto per le famiglie, quando malattie come l’Alzheimer colpiscono gli anziani e li rendono non autosufficienti».
Ad affrontare le conseguenze economiche dell’andamento demografico in Italia e a mettere in evidenza le crescenti difficoltà della cosiddetta generazione sandwich (compresa tra i 40 e i 60 anni) che si trova sempre più spesso a dover farsi carico sia dei genitori anziani, sia dei figli che per ragioni di studio o di lavoro precario non sono autosufficienti è stato invece Luigi Campiglio, Pro-Rettore del’Università Cattolica di Milano, mentre Marco Trabucchi, Presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria ha spiegato che l’invecchiamento della popolazione comporta un’accelerazione esponenziale della cronicità delle malattie. L’Alzheimer è parte importante del fenomeno, anche se i confini diagnostici delle diverse malattie neurodegenerative si vanno assottigliando. «Le rilevazione statistiche – ha detto Trabucchi – ci dicono che circa il 15% della popolazione con più di 75 anni è soggetta a patologie neurodegerative. Il che significa oltre 115.000 persone a livello della Lombardia e più di 30.000 persone nel solo capoluogo lombardo, con il coivolgimento, seppur differenziato, di altrettante famiglie. La crisi economica ed i provvedimenti di regolarizzazione delle badanti hanno reso più complicata la gestione dei malati cronici da parte delle famiglie e prova ne è la ripresa delle liste di attesa presso le strutture di lungodegenza. Anche per questo è sempre più urgente progettare e cercare di mettere in pratica un modello di assistenza basato, oltre che sull’intervento pubblico, anche e soprattutto, sulla partecipazione delle comunità locali e del volontariato ai processi di cura».
Infine Nando Pagnoncelli, presidente dell’Istituto di ricerche demoscopiche IPSOS ha presentato, i dati di una ricerca sulla percezione che un campione rappresentativo della popolazione complessiva e della popolazione con più di 65 anni, in Italia e in Lombardia, ha della qualità dei servizi sanitari, dell’assistenza domiciliare e dell’operato dei medici di medicina generale. «Per quanto riguarda i servizi di assistenza domiciliare – ha detto Pagnoncelli – il giudizio complessivo dei cittadini lombardi risulta più positivo di quello degli italiani (76% contro 68%), mentre quello degli over 65 è sostanzialmente allineato (80% contro 79%)».
Alla successiva tavola rotonda moderata da Riccardo Bonacina, Direttore editoriale VITA non profit magazine, hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni che operano sul campo a favore di anziani e malati di Alzheimer, a cominciare da Gabriella Salvini Porro, Presidente Federazione Alzheimer Italia. «I dati sulla realtà dell’Alzeimer nel mondo sono incredibili: oltre 35 milioni di malati nel mondo», ha esordito. « L’incidenza della malattia è simile in tutto il mondo ed è stimata in 3 nuovi casi su 100.000 nella popolazione con età inferiore a 60 anni, e 125/100.000 nella fascia d’età superiore ai 60 anni. La prevalenza è circa 300/100.000 tra 60 e 69 anni, 3.200/100.000 nella fascia 70 – 79 e 10.800/100.000 nei soggetti oltre gli 80 anni». Un impatto che le famiglie, da sole non sono in grado di sostenere, come ha sottolineato Patrizia Spadin, Presidente A.I.M.A. parlando di “epidemia sociale” ed esortando a “non dimenticare chi dimentica”.
La risposta a tanti bisogni è venuta dai rappresentanti di tre realtà impegnate a fornire servizi, come il Consorzio nazionale cooperazione sociale Drom. Il presidente Felice Romeo dopo aver spiegato che oggi si è costretti a fornire “servizi low cost” per la cronica mancanza di risorse economiche ha illustrato i progett di country hospital domiciliare per venire incontro alle sempre più pressanti esigenze di post ospedalizzazione. Per Claudia Fiaschi, Presidente del consorzio CGM che riunisce 1200 cooperative sociali in Italia «nella longevità c’è qualità di vita possibile. Ma bisogna essere capaci di armonizzare e integrare i bisogni». Infine Giovanni Melli, Responsabile Nazionale del Filo D’Argento-Auser, ha illustrato le diverse iniziative a favore degli anziani, dal servizio di telefonia sociale ai gruppi di auto aiuto fino alle buone pratiche come “La finestra sul cortile” e “Amici di casa” per favorire la condivisione.
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