Cultura
L’ora di islam: tutte le reazioni
Frena il cardinale Tettamanzi, disapprova Pera, declina Scialoja. La Bonino: "la strada è un'altra: aboliamo il Concordato".
di Redazione
Il Corano insegnato a scuola? ‘Non vedo perche’ no’. Questa, ieri, l’apertura del cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la Pace. Il porporato, intervenuto ieri mattina a un convegno del centro culturale San Luigi di Francia, ha risposto cosi’ ai microfoni del Tg2. “Se in una scuola ci sono cento bambini di religione musulmana, non vedo perche’ non si possa insegnare loro la religione. Questo e’ il rispetto dell’essere umano, un rispetto che non deve essere selezionato”.
Il cardinale Martino, come già aveva fatto Franco Cardini dalle pagine di VITA, bypassa il principio della reciprocità: “Se prima di permettere l’ora di religione islamica nelle scuole – scrive il GIORNALE – attendessimo la reciprocita’, vale a dire che cio’ avvenga anche nei Paesi musulmani dove vivono minoranze cristiane, allora ci dovremmo mettere sullo stesso piano di quelli che negano questa possibilità. Ma l’Europa, l’Italia, sono arrivati a livelli di democrazia e rispetto dell’altro che non puo’ fare marcia indietro. Se quindi ci sono persone di altra religione nella realta’ italiana, bisogna rispettarle nella loro identita’ culturale e religiosa”.
Fin qui le parole del cardinale. La questione, piu’ che il Vaticano, riguarderebbe in realta’ la Conferenza episcopale italiana, che sull’argomento non si e’ espressa. A livello di principio la possibilita’ per gli studenti musulmani di poter frequentare un’ora di religione durante la quale venga insegnato il loro credo, e’ in linea con il diritto alla liberta’ religiosa. Negli ambienti della Cei si sottolinea pero’ che la religione cattolica viene insegnata nelle scuole sulla base di un Concordato perche’ il cattolicesimo appartiene alla cultura del popolo italiano. Il problema e’ sia quello del soggetto con il quale lo Stato eventualmente stipulera’ delle intese, che dovrebbe essere rappresentativo della realta’ islamica in Italia, sia quello della formazione e selezione degli insegnanti.
Una cautela che si riflette nelle parole del cardinale Dionigi Tettamanzi: “Nella scuola pubblica lo Stato italiano ha preso un impegno con la Chiesa Cattolica attraverso il Concordato ed e’ stato necessario un lungo percorso; e’ dunque sempre necessario un passo dopo l’altro. La liberta’ religiosa e’ la liberta’ piu’ grande per ogni uomo e questa liberta’ comprende la liberta’ di professare la propria fede e anche la liberta’ di insegnarla”.
Piu’ cautela, come prevedibile, da parte del vescovo di Como Alessandro Maggiolini, che al Giornale dice: “È certamente necessaria la consistenza numerica paragonata agli altri alunni, ma c’e’ un altro aspetto da tenere ben presente. La religione cattolica ha avuto un ruolo importante nella storia del nostro Paese e ha influito nella sua cultura. Dunque ci sono motivazioni precise che hanno portato al suo insegnamento nelle scuole’. Padre Justo Lacunza Balda, rettore del Pontificio Istituto di Studi Arabi ed Islamistica ha commentato dicendo: “Educando i ragazzi all’Islam moderato si lavora, in prospettiva, per arginare il fenomeno del fondamentalismo’”.
L’apertura del cardinale Martino e’ stata applaudita dall’Ucoii, l’Unione delle comunita’ islamiche italiane, l’unico soggetto presente nella Consulta presieduta dal ministro Pisanu ad aver presentato la richiesta dell’ora di religione musulmana. Ma dal mondo dell’Islam italiano si levano anche altre voci: Sergio Yahe Pallavicini, della Comunita’ religiosa islamica italiana (Coreis), considera quello del cardinale un gesto significativo, anche se afferma di preferire l’insegnamento della storia delle religioni, ‘per evitare qualsiasi separazione in classi confessionali’. Della stessa opinione e’ anche Mario Scialoja, della Lega musulmana mondiale”.
Ecco invece le reazioni politiche. Per il presidente del Senato Marcello Pera, introdurre l’insegnamento della religione islamica nelle scuole italiane ”sarebbe inaccettabile”. Lo dice in un’intervista a ”La Stampa”. ”Sono stupito quando dice che non possiamo metterci sullo stesso piano loro. Cosi’ nega il principio del dialogo e della reciprocita’, richiamato anche da Benedetto XVI”. ”Noi -insiste Pera- stiamo malamente insegnando la religione cristiana nelle nostre scuole, proprio in omaggio al relativismo, che ha trasformato l’ora di catechismo in un’ora di generica cultura religiosa. Vogliamo pure introdurne un’altra? Davvero si pensa di integrare meglio i cittadini musulmani creando una comunita’ autonoma dentro la nostra societa’? E quale Islam si insegnerebbe? Da parte di chi? Di quale imam? Io non metto sullo stesso piano, in Italia, religione cattolica e Islam. Perche’ il cattolicesimo fa parte della mia identita’ di italiano, perfino se non sono un credente”.
Critihce, ma con argomentazioni opposte, anche da parte di Emma Bonino: ‘Penso che nelle scuole pubbliche andrebbero impedite le lezioni di ogni fede. La questione non e’ se insegnare la religione islamica, ma di non insegnare neanche qualla cattolica”. Lo dice Emma Bonino, in un’intervista a ‘La Repubblica’. ”Sarei d’accordo con un’ora di storia delle religioni, lo diciamo da sempre nella nostra battaglia per abolire il Concordato. Questa è una quetsione politica: concepire l’intergrazione e la religipone come affare di Stato. La questione è un’altra: che la religione – ogni religione – torni ad essere un fatto privato”.
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