Non profit

L’unica via possibile è quella del vero federalismo assistenziale

Luca Antonini: «Oggi è in capo Inps, Regioni e Comuni, che non si parlano»

di Redazione

«Calma. La legge delega sull’assistenza è una bozza. Il testo deve ancora andare in Parlamento, quindi…»: è prudente il professor Luca Antonini, costituzionalista, vicepresidente della Fondazione per la sussidiarietà nonché componente dell’Alta commissione di studio sul federalismo fiscale. Il ministro Sacconi l’ha chiamato a un tavolo di consultazione sulla riforma, in attesa di nominare una commissione ad hoc.
Fatta la premessa, Antonini entra nel merito. «Il provvedimento è necessario, non si discute», dice, «perché deve razionalizzare una spesa che razionale non è. In Italia l’assistenza fa capo a tre soggetti che non si parlano ? Inps, Regioni e Comuni ? l’idea alla base della delega è armonizzare i provvedimenti dei tre, evitando gli sprechi e migliorando i servizi». Un obiettivo ambizioso, oltre che non nuovo. Questa volta però la riforma per Antonini ha le carte in regola. E anche l’accusa di aver previsto “tagli lineari” per recuperare 20 miliardi di euro, per Antonini è da respingere: «Si taglia non a casaccio, ma dove non c’è razionalità di spesa», spiega. «Lo spirito della norma, per come l’ho inteso io, è questo: fare meglio, spendendo meno».
Resta un punto da chiarire, il “come”. «È la parte più difficile», concede Antonini. «Tutta la materia della delega si intreccia con competenze regionali, quindi va gestita con un’attenta attività istruttoria. L’unica strada per me è il federalismo assistenziale: costruire un servizio integrato socio-sanitario-assistenziale decentrato, demandato alle Regioni ma dotato di meccanismi di responsabilizzazione forti. È essenziale. Le Regioni che hanno sforato la spesa sanitaria, per esempio, l’han fatto perché manca un meccanismo fiscale responsabilizzante, che premi i virtuosi e punisca chi spreca. Se lo si introduce, tutto l’impianto funziona. Altrimenti siamo da capo».

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