Mondo

M.O. Metzer in lutto, ma dicono “non seppelliremo il sogno di pace”

Gli abitanti del kibbutz pacifista dicono "Non vogliamo vendette"

di Redazione

”Non seppelliremo il sogno della pace e della coesistenza con i nostri vicini arabi”: questo l’impegno solenne preso stasera dai 300 membri del kibbutz (azienda agricola collettiva) di Metzer sulla tomba del loro segretario Yitzhak Dori, 44 anni, preside di liceo, assassinato poche ore prima da un membro delle ‘Brigate dei martiri di al-Aqsa’, una formazione legata ad al-Fatah. I funerali di Dori si sono svolti nel cimitero del kibbutz, situato 50 chilometri a Nord di Tel Aviv e a poche centinaia di metri dalla Cisgiordania. Fra i presenti, esponenti del vicino villaggio arabo Meissar. Ai margini, guardiani armati di fucili nel timore di attentati dopo che nel pomeriggio si erano diffuse notizie relative alla presenza di un kamikaze nella zona. ”Credevi fermamente nel buon vicinato, eri sicuro che un giorno la pace verra’ ” ha ricordato sulla sua tomba la sorella Bruria. ”Continueremo ad operare nella medesima direzione, non permetteremo che il tuo sogno sia sepolto con te” ha assicurato il segretario del movimento dei kibbutz, Gabriel Bar-Gil. Per entrare a Metzer, all’attentatore e’ bastato strisciare sotto a un cancello. Ha superato le stalle dei vitelli e ha subito aperto il fuoco (erano le 11 di sera, il buio era fitto) contro una coppia. La donna e’ stramazzata a terra, l’uomo e’ fuggito nella stalla dove e’ rimasto nascosto alcune ore. L’attacco terroristico era solo all’inizio. Attirato dagli spari, Dori – che era un ufficiale della riserva e svolgeva ieri sera il proprio turno di guardia – e’ accorso a bordo di un’ automobile. Il palestinese lo ha colpito con precisione, si e’ assicurato della sua morte e gli ha preso la mitraglietta Uzi. Sorpassata la sala da pranzo collettiva del kibbutz, il palestinese ha sfondato con un calcio la porta della casa piu’ vicina: un ex asilo nido dove, da tre mesi, Revital Ohayon (34 anni, insegnante di liceo) abitava con i figli Matan e Noam, di cinque e quattro anni. La donna era al telefono col marito Avi, che ha udito il dramma da alcuni chilometri di distanza. Visto il palestinese, Revital ha cercato di rifugiarsi nella stanza da letto dove dormivano i bambini. Ma e’ stata inseguita e uccisa spietatamente, mentre accovacciata in un angolo abbracciava uno dei figli. Il cadavere del secondo e’ stato trovato accanto al suo letto. I membri di Metzer affermano di aver trascorso una nottata di terrore. Su ordine dell’esercito hanno dovuto restare chiusi nelle loro case per la intera nottata. La corrente elettrica era interrotta, cosi’ pure l’acqua. Le informazioni, erano incerte e contraddittorie. I bambini, inquieti. La possibilita’ che il terrorista si aggirasse ancora fra le loro case in cerca di altre vittime, concreta. ”Sappiamo adesso che l’incursione del terrorista e’ durata in tutto 10 minuti, un quarto d’ora” afferma Doron Lieber, uno dei responsabili del Kibbutz. ”Approfittando delle tenebre, e’ rientrato in Cisgiordania: andando di buon passo, sono altri dieci minuti”. Nelle conversazioni con i membri del kibbutz, molti insistono sul concetto che da sempre la loro maggiore fonte di sicurezza consisteva nell’aver sistematicamente coltivato rapporti amichevoli con i vicini palestinesi. Aggiungono che questa situazione e’ stata alterata quando Israele ha deciso di erigere fra loro e la Cisgiordania un reticolato di sicurezza tracciato, in buona parte, sulle terre di un paese palestinese vicino. ”Abbiamo detto allora che si trattava di una intollerabile ingiustizia – aggiunge Lieber – e che eravamo pronti a sacrificare la nostre terre, perche’ gli uliveti palestinesi non fossero rasi al suolo”. ”La scorsa notte, qualcosa in noi si e’ spezzato. La nostra fede nella natura umana si e’ incrinata” ammette Lieber. ”Ma ancora crediamo negli ulivi e nel buon vicinato”.
Metzer è un kibbutz che appartiene al movimento Hashomer Hazair, di ispirazione socialista
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