Stefano Zamagni, da presidente dell’Agenzia per le onlus, il boom del volontariato in divisa lo aveva già rilevato.
Vita: Se l’aspettava?
Stefano Zamagni: Non mi sorprende, perché anche il volontariato è soggetto alle onde lunghe. Dopo il volontariato di prossimità e quello di advocacy, oggi è il tempo del volontariato emergenziale, centrato sui bisogni concreti e immediati delle persone, non su quelli permanenti.
Vita: È un impegno più discontinuo…
Zamagni: Questo è vero, ma soprattutto direi che mentre il welfare se funziona può sopperire ai bisogni del volontariato di prossimità, il variegato campo delle emergenze non potrà mai essere coperto completamente, né dal welfare più completo né dal privato. Ma la ragione che pesa di più è un’altra?
Vita: Quale?
Zamagni: Oggi siamo al “mediattivismo”. Abbiamo svolto una ricerca in Italia, Francia, Spagna e Germania ed è emerso il ruolo fondamentale dei media nella motivazione al volontariato. Pesa il fatto che il volontariato di emergenza passa in tv, quello di prossimità no. La riflessione che dobbiamo avviare è se ci sta bene lasciare questo potere di influenza esclusivamente in mano ai media, senza intervenire.
Vita: Il boom delle divise deve suscitare qualche riflessione?
Zamagni: L’agire volontario è uno dei beni più preziosi del Paese, guai a schernire, ridicolizzare, sminuire questa azione, qualunque sia lo spazio in cui essa si declina.
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