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Ma che cosa vuol dire vivere all’occidentale?

Ruby e le altre

di Redazione

Negli ultimi anni, soprattutto in seguito a brutti episodi di cronaca che hanno visto “protagonisti” soggetti di religione e provenienza arabo-islamica (Sanaa, Hina, Ruby, ecc…) i media hanno sempre più spesso utilizzato il modo di dire: “Voleva vivere all’occidentale”. Ma che cosa vuole dire? C’è un modo occidentale e un modo non occidentale di vivere? Ma, soprattutto, che cosa si intende realmente?
Purtroppo i casi di cronaca citati sono spesso andati a finire nel peggiori dei modi: le ragazze che si sono ribellate alle proprie famiglie, alle proprie origini, alla propria cultura non hanno avuto la comprensione dei genitori e, spesso, hanno fatto una brutta fine.
Sono convinta che quando capitano drammi del genere ci sia un problema alla base: non c’entrano le divergenze tra genitori e figli su comportamenti giudicati “sbagliati”, ma si tratta di famiglie in cui dialogo e rispetto sono stati da sempre calpestati.
Quello che però non capisco è il giustificare il tutto con un: “voleva vivere all’occidentale”. Io, donna, araba e occidentale, mi sento confusa, in certi casi – la questione Ruby, per esempio – offesa. Anche perché cosa vuol dire veramente vivere all’Occidentale per i media? Scappare di casa, fare le escort, ambire a lavorare nel mondo dello spettacolo, cambiare religione? Non mi pare che tutti questi siano esempi di sana vita occidentale. Personalmente, come modello di emancipazione femminile vedo le migliaia di donne che quotidianamente lottano e si fanno in quattro per raggiungere i propri obiettivi, e per gestire le loro vite, le loro famiglie. “Vivere all’occidentale”, per me, è quello che fanno le migliaia di ragazze mussulmane che vivono nei paesi occidentali e che, ogni giorno, contribuiscono a formare una nuova generazione di donne emancipate e libere.
Ma, come al solito, sulle questioni importanti ai media piace essere superficiali…

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