Non profit

Ma il business dei rifiuti non conosce crisi E la salute è un optional

di Redazione

Se a Compound 13 i rifiuti sono una fonte di sostentamento per migliaia di persone, a livelli più alti rappresentano un business miliardario. Risultato, una rapidissima crescita dell’importazione di rifiuti nel subcontinente, che il governo sembra voler incoraggiare senza tenere in conto i danni a cui espone l’ambiente e la salute della popolazione. Per farsi un’idea delle dimensioni delle operazioni, basti pensare che l’importazione di rifiuti e rottami di acciaio inossidabile è passata da 100mila tonnellate circa nel biennio 2003-2004, per un valore di circa 80 milioni di euro, a 336mila tonnellate nel 2007-2008, per un valore di 680 milioni di euro. L’India sembra convinta che importare i rifiuti dal resto del mondo sia un bene per l’economia.
La liberalizzazione delle importazioni di rifiuti consente di far entrare nel Paese centinaia di migliaia di tonnellate di rottami, spesso pericolosi, da riciclare. I rifiuti sono importati perché sono una fonte a buon mercato di materie prime: ferro e rottami di acciaio sono riciclati per produrre acciaio di seconda scelta, da altri scarti si recuperano metalli come piombo, nichel e zinco. I rifiuti elettronici, presenti in quantità sempre maggiore tra le importazioni illegali, forniscono rame e, a volte, oro. Spesso i rifiuti pericolosi sono mascherati come materiale riciclabile, e i prossimi accordi di libero scambio con il Giappone e l’Unione europea faciliteranno l’importazione di scarti tossici.
Il problema è che le leggi sull’eliminazione dei rifiuti radioattivi sono poco applicate in India. La mancanza di controlli nei porti indiani e di norme internazionali facilita l’introduzione di materiali pericolosi e, talvolta, radioattivi.
Nel 2008 la Francia ha rispedito al mittente degli interruttori per ascensore prodotti a Pune perché contenevano tracce di cobalto 60, un elemento chimico radioattivo utilizzato in medicina per la radioterapia e nell’industria. I rottami di acciaio radioattivo arrivavano dalla Vipras Castings, nei pressi di Pune, che li aveva importati da fonti diverse. A fine 2010 sette persone che lavoravano sulla discarica di Mayapuri, situata a ovest della capitale New Delhi, sono state ricoverate con sintomi di esposizione radioattiva. Alcuni giorni più tardi sul sito è stato individuato del cobalto 60. E una delle sette vittime è morta. Per un caso salito all’onore della cronaca, chissà quanti invece si consumano nel silenzio.

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