Non profit
Ma l’Africa in Cina rimane senza coda
Visitando il grande padiglione del continente nero
di Redazione
Una vetrina voluta (e finanziata) da Pechino. Ma snobbata dai visitatori. Eppure le suggestioni non mancano Al padiglione africano non ci sono file, perché è il padiglione più vasto e ha quattro ingressi. Ma all’interno ci sono tantissime persone. Al centro del padiglione vi è un enorme manufatto che simbolizza i volti delle genti d’Africa. «Il sorriso dell’Africa brilla e si propaga dall’antichità ai tempi moderni: l’umana civiltà s’irradia dall’Africa al mondo», recita la scritta che si distende sul monumento centrale. Mi vengono in mente tanti volti conosciuti negli anni vissuti in Uganda e nei Paesi vicini. I vari Paesi sono raccolti attorno a bazar, che come i mercati africani sono centri di vita e di movimento, di colori e lingue, profumi e odori. Ovviamente mi gusto quasi tutti gli spazi espositivi dei Paesi, che presentano soprattutto la loro arte: l’artigianato e l’industria culturale, le opportunità turistiche. Alcuni stand esprimono con forza i valori che caratterizzano l’uomo africano, anche se la varietà di popoli è importante: ospitalità, sacralità della natura e della vita, armonia, la famiglia e il clan, la storia e la civiltà, per alcuni popoli, millenaria. Ci sono accenni alla biodiversità e al problema energetico, ma il tema delle città è in pratica assente. Va però notato che nel Padiglione del Futuro (uno dei padiglioni tematici), la città di Dar es Salaam è uno dei cinque case study per un approccio razionale dello sviluppo delle grandi città. Mi piace lo stand della Guinea Bissau, fiera di mostrare la bellezza e la varietà della sua biodiversità.
I Paesi ospitati nel padiglione africano sono stati quasi interamente sponsorizzati dal governo cinese che ha fortemente voluto la loro presenza. I Paesi africani stanno diventando partner privilegiati della Cina.
Il direttore dello spazio espositivo burundese parla con orgoglio del grande successo che “i tamburi del Burundi” hanno avuto nel mese di permanenza del gruppo di suonatori e danzatori, entusiasmando tutto il padiglione con quotidiane esibizioni, ma soprattutto rendendo magnifica la celebrazione della giornata nazionale burundese. Per il Burundi, come per tanti altri Paesi dell’Africa subsahariana, questo Expo è l’occasione per essere conosciuti dal popolo cinese. Ci sono anche timide opportunità imprenditoriali: gli investimenti sono molto limitati in un Paese fino a pochi anni fa alle prese con la guerriglia. Ma ora con l’attuale stabilità si vuole incoraggiare il turismo. Il Paese vuole anche promuovere l’agricoltura che offre possibilità enormi, ma anche l’energia rinnovabile può essere un’area di attrazione di risorse.
A proposito di turismo, i realistici gorilla di cartapesta e plastica esposti da ugandesi e ruandesi sono l’attrazione per le foto da parte dei visitatori. Mi siedo per ammirare il moto continuo di cinesi che si fanno timbrare “il passaporto ideale” dell’Expo! Da questo punto di vista il padiglione africano offre il vantaggio di molti timbri con poca, pochissima coda.