Famiglia

Mamme con bambini, un tetto tutto per loro

Qui Roma: una nuova esperienza, un tetto che durante l’inverno arriva contenere 4.200 persone

di Redazione

Un tetto che durante l?inverno arriva contenere 4.200 persone. Tutti posti gestiti in convenzione fra Comune e privato sociale. L?ideatore di questa fittissima rete si chiama Federico Bonadonna ed è uno dei più fidati dirigenti dell?assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma, Raffaella Milano. «La nostra città è un formidabile luogo di passaggio anche per i senza tetto, in queste condizioni diventa davvero complesso inserire tutti nel circuito», afferma Bonadonna. Per lui è così che si spiega il gap rispetto al totale degli 8mila senza dimora, rilevati dall?ultima edizione della Guida Michelin per i poveri pubblicata dalla Comunità di Sant?Egidio.

A chi entra nella rete – il 70% sono stranieri – è offerta «un?accoglienza progettuale». Un?etichetta che svela approcci anche molti differenti fra loro, ma con un obiettivo comune: l?abbandono del dormitorio. «Ogni intervento è tarato sulla specifica fragilità dell?utente. Ai barboni di lungo corso, che magari non si lavano da mesi, non proponiamo niente di più che una doccia e un pasto caldo. È questo il primo passo per cercare di coinvolgerli in un progetto più vasto».

Il dormitorio più capiente della città, che non arriva a 200 posti, è l?ostello di via Marsala, diretto dalla Caritas. «Riceviamo un rimborso di 13 euro a posto notte con cui non riusciamo a coprire tutti i costi», conferma Gennaro Di Cicco della Caritas romana. Il cruccio però è un altro: «Troppo spesso non intercettiamo i bisogni più urgenti. Nell?inverno più caldo degli ultimi 150 anni, da novembre a oggi, sono già morte 11 persone».

Qualcosa però si sta muovendo. Una riuscita joint venture fra Comune e cooperative ha incominciato a fornire una risposta tangibile al crescente fenomeno delle madri con figli a carico che a Roma rischiava di diventare una vera e propria emergenza. Attualmente sono sei le case di prima accoglienza distribuite in città. Per motivi di sicurezza degli ospiti, spesso perseguitati da padri e mariti, conviene non fornire indicazioni dettagliate sugli indirizzi. Davide Colafranceschi è il coordinatore educativo di Giaccone, una delle sei case. Ex casa di cura per anziani, Giaccone ospita 70 persone, tra madri e figli, in una struttura di due piani con camere singole e servizio di mensa. L?obiettivo è di fornire una prima assistenza a quei nuclei famigliari che si presentano spontaneamente o che vengono accompagnati dai servizi sociali. E le problematiche da affrontare sono molteplici. «Per la maggior parte si tratta di donne straniere senza casa né lavoro o sprovviste di permesso di soggiorno», spiega Colafranceschi, «ma spesso si scoprono anche casi di violenza da parte del partner. Per tutti, ovviamente, il problema maggiore è la situazione del minore». Così, oltre a vitto e alloggio, un?équipe di otto operatori imposta programmi educativi personalizzati e, in più, cerca di costruire intorno alla madre una rete di sostegno e inclusione sociale in stretta collaborazione con i servizi territoriali. Un preciso disegno educativo che in molti casi ha permesso alle donne di rifarsi una vita fuori dalla struttura.

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