Mondo
Manca 1 miliardo di dollari
Corno d'Africa, conferenza dei donatori ad Addis Abeba
di Redazione

«Se Andrew Adansi-Bonnah, un ragazzo ghanese di 11 anni, ha potuto saltare la scuole e venire fino ad Addis Abeba per dimostrare il suo impegno nella raccolta fonti e per far sentire la sua voce, perché i leader politici africani non hanno fatto lo stesso?». Se lo sono chiesto gli organizzatori della conferenza dei donatori dell’Unione Africana «One Africa-One Voice against Hunger – Donor conference on the Humanitarian Situation in the Horn of Africa», incominciata oggi ad Addis Abeba.
Saranno infatti solo quattro i capi di stato presenti al vertice e le donazioni raccolte tra i governi africani ammontano a 46 milioni di dollari – meno dei 50 inizialmente previsti. L’obiettivo della conferenza è ovviare alla scarsità di fondi destinati a combattere la carestia e la crisi umanitaria che colpisce ormai quasi 13 milioni di persone tra Somalia, Kenya, Etiopia e Gibuti. Comunque è stato annunciato anche un contributo straordinario di 300 milioni della African Developement Bank. «Ma siamo delusi dallo scarso contributo dei paesi del continente», dicono gli organizzatori.
Metà della cifra raccolte viene da tre paesi: Algeria, con 10 milioni; Angola e Egitto 5 a testa. Alcuni hanno donato, in proporzione, più della quota assegnata: Gambia, Mauritania e Congo. Mentre dalla Nigeria sono arrivati solo 2 milioni, meno del contributo di paesi vicini con economie più piccole. Così come, secondo Oxfam, anche il Sudafrica ha dato meno del previsto, con solo 1,3 milioni provenienti dalle casse del Governo.
«Se crediamo davvero in soluzioni africane per i problemi africani, dobbiamo dimostrarlo coi fatti e non solo a parole», hanno dichiarato gli attivisti di Africano Act 4 Africa, organizzatori dell’evento. «I leader dell’Unione africana spendono troppo per i loro entourage, per i viaggi e il protocollo».
Il traguardo stabilito dalle Nazioni Unite, infatti, rimane lontano: la richiesta di fondi è di 2,4 miliardi di dollari, ad oggi solo il 58% di questa cifra è stato effettivamente promesso. Manca più di un miliardo di dollari.
Dall’Italia si sono attivate Cesvi, Cisp, Coopi e Intersos, che in Somalia si occupano del supporto agli sfollati interni, attraverso la distribuzione di cibo, acqua potabile, medicinali, e la realizzazione di servizi igienici e sanitari. In Kenya gli interventi di ActionAid, Amref e Avsi rispondono invece ai bisogni di coloro che dalla Somalia sono fuggiti, cercando aiuto nei campi profughi. Mentre il network di Agire ha ad oggi raccolto 1,6 milioni di euro, dei quali 750.000 già allocati alle Ong operative nel Corno d’Africa. Martedì prossimo, il consiglio direttivo di Agire delibererà la destinazione di una seconda quota delle donazioni raccolte. Questi fondi stanno sostenendo gli interventi di emergenza di nove organizzazioni non governative associate alla rete di Agire.
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