E’ in corso all’Unione industriale di Torino il tavolo voluto dal Lingotto. Per lo storico stabilimento, prevista una joint venture con Chrysler per la produzione di auto e suv di classe superiore a marchio Alfa e Jeep. Marchionne: “Stringere i tempi il più possibile”. Poi l’invito a “tenere la politica fuori dalla porta e gli estremismi lontano dalla fabbrica”
A guidare la delegazione del Lingotto, oltre all’ad Sergio Marchionne, il responsabile delle relazioni industriali Paolo Rebaudengo. Per i sindacati sono presenti rappresentanti di Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione quadri. Presente anche l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne.
Il piano del Lingotto prevede “una joint venture tra Chrysler e Fiat per portare a Torino dagli Usa una nuova piattaforma che servirà per produrre auto e suv di classe superiore sia per il marchio Jeep sia per l’Alfa Romeo”. “I modelli che verranno prodotti dalla nuova società – ha aggiunto Marchionne – non sarano venduti solo nell’Unione europea, più della metà è destinata a raggiuingere i mercati di tutto il mondo, al di fuori dell’Europa, specialmente in America”.
“Stringere i tempi il più possibile”, è l’appello che l’amministratore delegato della Fiat ha rivolto ai sindacati. “Non possiamo permetterci di passare mesi a discutere. Ci sono ragioni industriali che non possono aspettare se vogliamo avviare gli investimenti e far partire il progetto. Ci sono anche ragioni di serietà e di responsabilità che spingono verso una soluzione rapida”.
Marchionne ha quindi invitato a “tenere la politica fuori dalla porta e gli estremismi lontano dalla fabbrica”, “lasciare le prove di forza ai deboli. Portiamo a questo tavolo idee e proposte, la voglia costruttiva e l’impegno di fare qulocsa di valore, la disponibilità a rinunciare a qualcosa, nessuno escluso, in vista di un obiettivo più alto di un titolo su un giornale perché lo dobbiamo in primo luogo ai nostri lavoratori”. “Mirafiori – ha aggiunto – è già stato, in un passato recente, un esempio di come si possono cambiare le cose e raggiungere grandi traguardi sulla via del dialogo. Il mio augurio che torni ad essere un esempio in un futuro molto prossimo”.
“Siamo al grande giorno, oggi ci dovranno dire cosa vogliono fare e come”, aveva affermato il segretario della Fismic, Roberto Di Maulo, al suo arrivo. “Oggi – ha aggiunto – ci verrà declinato il piano industriale di Fabbrica Italia, ci auguriamo ci siano prospettive certe per i lavoratori di Mirafiori che ancora il prossimo anno saranno soggetti a cassa integrazione”. A chi gli domandava, poi, se sarebbe favorevole ad un modello Pomigliano anche per lo stabilimento torinese, Di Maulo ha risposto “non c’è alternativa al modello Pomigliano, è un accordo che ha dato lavoro a 15mila persone e che in cambio chiede che chi lo ha siglato lo rispetti, non mi sembra una cosa così clamorosa”.
“Abbiamo chiesto ripetutamente questo incontro, ci aspettiamo proposte interessanti che diano risposte sul futoro occupazionale di Mirafiori”, aveva detto dal canto suo il responsabile della Uilm, Eros Panicali . “Ci auguriamo – ha aggiunto – che oggi ci dicano anche quali modelli verranno prodotti, noi pensiamo a modelli alto di gamma che copra tutta la forza lavoro attuale dello stabilimento. Ci auguriamo – ha concluso – che oggi parta una trattativa serrata per arrivare ad una conclusione positiva entro Natale”.
“Dall’incontro di oggi ci aspettiamo che Marchionne ci dica se può sfruttare al meglio le capacità dei lavoratori di Mirafiori che hanno 70 anni di storia della Fiat e 100 anni di storia dell’auto e che quindi sanno fare tutte le auto”. Così il segretario piemontese della Fiom Giorgio Airaudo. “Mi piacerebbe che Marchionne ci dicesse che Mirafiori avrà più di un prodotto e che manterrà la Mito, perché se si irrigidiscono gli stabilimenti ci sono rischi rispetto a prodotti e mercato. Per questo – ha ribadito – ci auguriamo che si sfrutti al meglio la polivalenza di Mirafiori. Quanto alla ipotesi che anche a Mirafiori si realizzi una newco, Airaudo ha detto: “Non siamo pregiudizialmente contro le newco, siamo contro quelle newco che sono fatte per escludere qualche organizzazione sindacale”.
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