Mondo
Marini: «Viva Obama»
Il numero uno della principale organizzazione agricola italiana (appena riconfermato alla carica eletto con il 99 per cento dei voti): «Sulla crisi il neo presidente la pensa esattamente come noi»
di Redazione

“Incoraggiare i giovani a diventare agricoltori”, “sostenere l’agricoltura locale” e “promuovere sistemi agroalimentari regionali”, assicurare “trasparenza sui prezzi”, “promuovere le energie rinnovabili” e “sostenere microprogetti nelle campagne”, “estendere l’obbligo di indicare l’origine degli alimenti in etichetta per consentire di distinguere il proprio prodotto da quello importato”,”. E ancora “assicurare la copertura della banda larga nelle aree rurali”, “migliorare le infrastrutture nelle campagne” e “strade, strutture idrauliche”. Sono le testuali parole estratte dal programma del neo presidente degli Stati Uniti Barack Obama pubblicato sul sito della Casa Bianca e lette dal Presidente della Coldiretti Sergio Marini all’assemblea elettiva della principale organizzazione agricola italiana ed europea dove ha sottolineato come questo sia “il modo con cui gli Stati Uniti pensano di superare la profonda crisi economica delle famiglie americane e di dare prospettive agli agricoltori”.
“Il modello agricolo per cui noi ci battiamo da anni è, dunque – ha precisato Marini – la ricetta messa in campo dal governo della più grande democrazia e potenza economica del Mondo. Ecco, mi piacerebbe dire, con un pizzico di orgoglio Italiano, che questa volta siamo arrivati prima noi, ma non è naturalmente questo il punto”. “Il punto è che questo programma rappresenta una prova, diretta e difficilmente discutibile, che ciò che noi proponiamo è un modello per il mondo del terzo millennio e guarda ben oltre i nostri seppur legittimi confini di interesse. Deve essere chiaro a tutti che – in questa fase difficile per il Paese – noi scegliamo di investire.”
“Questo è il messaggio – ha concluso Marini – che ci sentiamo di inviare e l’impegno che ci sentiamo di prendere con il Presidente del Consiglio, con il nostro Ministro dell’Agricoltura, con il Governo intero, con il Parlamento e con le forze politiche”.
“Ritengo che questa crisi, forse lunga e dai connotati inediti, potrebbe avere per il nostro mondo e per le nostre imprese anche un carattere salutare; può rappresentare una occasione unica, e forse irripetibile, per ridare un nuovo ordine delle cose dove verità e concretezza riacquisiscano il primato su falsità e finzione”. Continua Marini: “crollano uno alla volta i miti della prima globalizzazione, ovvero la grande dimensione come prerequisito per competere, la finanziarizzazione di ogni sistema come misura di modernità, l’omologazione come unico modello culturale ed economico vincente”. “Di converso – ha precisato – riassumono centralità i valori veri dell’agire di ciascuno di noi : la responsabilità, l’affidabilità, l’etica dei comportamenti ed ancora, si recupera pienamente la dimensione dell’identità come qualificazione positiva della persona, dei territori, di tutto ciò che è vero e che non può essere scambiato per altro”. “Quella che stiamo attraversando – ha proseguito – è una crisi planetaria che ha più radici. Una strettamente economica, legata a processi di finanziarizzazione, cioè al ricorso sistematico (di aziende e persone) all’indebitamento. In pratica, è come se ci fossimo mangiato il futuro, come se avessimo consumato il raccolto prima ancora di seminare. Noi, abituati a fare il contrario, di fronte a cotanta fantasiosa modernità, ci siamo sentiti per un po’ di appartenere alla preistoria dell’economia. Gli esperti ci spiegavano, o ci facevano intendere, che non stavamo capendo niente! Beati loro! Sta di fatto che si è creata una massa di ricchezza ‘fittizia’ di cui ora paghiamo tutti le conseguenze. Ma non tutti alla stessa maniera: noi, legati “arcaicamente” a cose reali e concrete come la terra e il cibo, ne pagheremo di meno! Perché tutto ciò ridarà centralità all’agricoltura, prima generatrice di economia reale.
Una seconda radice della crisi – ha rilevato il Presidente della Coldiretti – è di tipo sociale perché milioni di cittadini, risparmiatori e non, sono stati indotti o hanno voluto credere che consumi e standard di vita potessero moltiplicarsi e crescere a dismisura, indipendentemente dalla ricchezza reale prodotta. Con il risultato che oggi molti sono pieni di debiti! Anche noi a volte lo siamo, ma i nostri debiti sono accesi per realizzare cose vere che rimangono. Un’ulteriore chiave di lettura è legata alle relazioni umane, perché l’emergere della bolla speculativa degli immobili, dei prodotti energetici, di quelli alimentari, abbassa le difese immunitarie delle nostre società e ha fatto venire meno standard di onestà e fiducia reciproca, essenziali alla produzione e allo scambio di ricchezza. Ma fiducia ed onestà sono due qualità nel DNA del mondo agricolo che ci siamo tenute strette negli anni anche quando, i soliti esperti, ci consigliavano furbizia e spregiudicatezza. Se la nuova economia sarà fondata su fiducia e onestà noi siamo pronti, molto più di altri, anzi non vediamo l’ora di cominciare. Infine, vi è una radice ‘politica’ della crisi: perché è la politica globale ad aver rinunciato in questi anni al suo proprio ruolo di arbitro che stabilisce regole del gioco sensate, uguali per tutti e che tutti sono chiamati a rispettare. Non una politica che si sostituisca al mercato, come quella agricola dei decenni scorsi, ma neanche una politica così assente da permettere ad esempio a pochi speculatori di arricchirsi sul cibo quando milioni di persone morivano di fame. Insomma, è una politica delle regole quella di cui il mondo ha bisogno. Ed anche qui – ha sostenuto Marini – ci sentiamo pronti, quella delle regole giuste per tutti è la politica che sempre noi abbiamo invocato e ricercato, e che oggi per forza maggiore dovrà ricostituirsi, a cominciare dal G8”.
“I prezzi dei nostri cereali, del nostro olio, della nostra carne e del nostro latte, della nostra ortofrutta e del nostro florovivaismo, del nostro vino e dei nostri formaggi – ha precisato – non sono troppo bassi per la crisi”. “Certo la crisi avrà ripercussioni, ma non è questo il punto!. I prodotti alimentari continuano ad essere acquistati e ben pagati dai consumatori.” “il fatto che nei primi dieci mesi del 2008, le esportazioni dell’agroalimentare italiano sono quelle con un segno positivo più alto e che i consumi alimentari interni, a differenza di altri settori, sono gli unici che complessivamente abbiano retto”, ha concluso il numero uno della Coldiretti
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