Non profit
Mario, Giovanni e Giacomo La crisi si batte con una gag
I due comici, ospiti a Vita, danno la linea al futuro governo
di Redazione

La battuta più divertente della crisi? La gente che in piazza scandiva «erezioni, erezioni!». Giacomo Poretti appena l’ha intercettata l’ha sparata via sms a tutta la rubrica del suo cellulare. E l’ha mandata anche a Giovanni (Storti) che insieme a lui è arrivato in visita a Vita. Uno, Giovanni, è abbonato al giornale, l’altro è un lettore appena conquistato. Sono attenti al sociale, o forse sarebbe meglio dire che ne sono “ammirati”. E con la redazione di Vita (nella foto, Giovanni sulla poltrona di Bonacina, direttore editoriale di Vita, “boccia” l’articolo di Giacomo) hanno accettato anche di uscire allo scoperto per dire la loro sul momento politico. Non hanno la stessa idea. Giacomo dà credito a Monti: «Faccio tifo perché ce la faccia. Non per il Mario Monti in sé, ma come figura scelta in un momento in cui si constata, a tutti i livelli e in tutti gli orizzonti, il fallimento della politica». Giovanni si annuncia («purtroppo») più estremista: «Bisogna scassare tutto. Metterei un filosofo, all’economia, non un economista. Credo che l’ingranaggio sia così ingrippato che serva una visione più alta, più forte, poiché non è possibile ripartire. Qualcosa che rompa e ci riconduca a una vita vera».
Anche Giacomo concorda, ma secondo lui solo un uomo interno al sistema può riequilibrare il sistema stesso. Ma poi mette un paletto: «Monti non può condurci oltre la crisi, perché per andare oltre servirebbe un reale ripensamento del modello di sviluppo e capitalistico. Una grande operazione chirurgica non può riuscire, se prima non arrestiamo l’emorragia e non curiamo la febbre…». E poi parte la stilettata: «Certo che in altre circostanze avremmo avuto ragione a gridare al golpe davanti a dinamiche come queste?». E la comicità? C’è ancora da ridere davanti a una crisi come questa? Alla domanda, a Giacomo quasi cadono le braccia. Allora si fa sotto Giovanni: «La comicità rispecchia sempre il tempo in cui si vive. Ma abbiamo davanti esempi sublimi di comici che hanno fatto sorridere milioni di persone in situazioni storiche ben più drammatiche di queste. Penso a Chaplin o Buster Keaton. La vera questione è la dignità. Sottrarre la comicità al cattivo gusto. Ci vuole passione e fantasia per ridere e far ridere». E Giovanni chiude: «A volte pure noi ce lo chiediamo, perché continuare, che senso ha… la risposta ci arriva subito: qualcosa si deve fare. Non si può aspettare che siano gli altri a farci ridere».
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