Cultura
Martino: industria della difesa “internazionale e competitiva”
Il ministro della Difesa esprime la "vision" del governo sul ruolo dell'industria italiana delle armi: "Risposta globale al terrorismo globale"
di Redazione
”Da quando il terrorismo e’ diventato globale anche la nostra risposta deve essere globale. L’industria nel settore della difesa si deve adattare alla nuova realta’, che richiede cooperazione internazionale e integrazione industriale”, ha dichiarato il ministro della Difesa, Antonio Martino, nel suo intervento all’ ‘Industry day’ della Nato.
Una vision, quella espressa dal ministro della Difesa, in linea con le argomentazioni utilizzate nell’ambito della revisione della legge 185/1990 sugli armamenti, considerata un baluardo prezioso al traffico d’armi dalla società civile, ma troppo obsoleta e “vincolante” dal comparto della guerra.
Martino ha infatti ribadito che ”la produzione nazionale di armamenti – ammesso che avesse senso in passato, e io non lo credo – non ha assolutamente senso nel mondo di oggi. Bisogna definire azioni comuni – ha quindi aggiunto – e adottare strumenti operativi in due aree strettamente connesse: industria e politica degli armamenti”.
Il ministro si e’ quindi rivolto a tutte le nazioni, ”grandi e piccole”, perche’ ognuna, anche se ”in misura diversa, puo’ contribuire allo sforzo comune”. Per Martino, la globalizzazione ”forza i vari attori a cambiare le proprie strategie: per rimanere competitivi, si deve investire in ricerca molto piu’ che in passato, cercando partner internazionali per una divisione dei costi e lo sviluppo del mercato di produzione”. Secondo il ministro della Difesa questi sforzi dovrebbero avere effetti positivi pure per l’industria, anche in termini di maggiore produttivita’.
Martino ha auspicato, quindi, un’industria europea capace di competere con quella americana. ”Se l’industria della difesa europea – afferma – diventa piu’ competitiva, il rapporto, attualmente asimmetrico con gli Stati Uniti, evolverebbe verso una distribuzione di responsabilita’ piu’ equilibrata”, senza comunque ”influire sulla grande cooperazione con l’America”.
Per quanto riguarda l’Italia Martino ha stigmatizzato la ”frammentazione di competenze” che costituisce un freno. ”Problemi complessi richiedono risposte rapide e la struttura tradizionale di coordinamento dei ministeri, che e’ per lo piu’ verticale e basata su carte, appare inadeguata. Dovremmo – ha aggiunto – incoraggiare le relazioni ‘orizzontali’, sfruttando i nuovi strumenti offerti dalla tecnologia informatica”.
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