da pag. 4
Vita: Che soluzioni propone?
Mauro: Dovremmo avere il coraggio di richiamare i Paesi membri, i partner e i cittadini al senso del progetto europeo. Per molti anni abbiamo percepito l’Europa come decisiva per la pace e per lo sviluppo. Non c’era bisogno di discuterne, si avvertiva un sentire comune da parte dell’opinione pubblica. Da tempo c’è invece la percezione che l’Europa sia meno capace di affrontare i problemi della vita delle persone. Vedendo spendersi l’Unione europea su partite come il flusso migratorio o del destino dell’Africa credo che i cittadini potrebbero riprendere fiducia.
Vita: A un Parlamento più forte corrisponderà più attenzione verso la cooperazione internazionale e lo sviluppo dei Paesi poveri?
Mauro: Abbiamo visto fallire molte politiche di aiuto, in particolare quelle legate al meccanismo del budget support, e molti governi destinatari piegare l’utilizzo delle risorse a logiche non corrispondenti alle necessità dei propri popoli. Oggi l’Ue ha migliorato il monitoraggio, e il meccanismo delle delegazioni Ue nei Paesi destinatari degli aiuti si è raffinato, diventando capace di orientare la spesa. Ci sono però contraddizioni eclatanti: abbiamo una politica di aiuti che sostiene nei Paesi poveri la coltivazione di riso, banane, canna da zucchero e poi magari spende dieci volte tanto perché quel riso, quelle banane e quella canna da zucchero non vengano venduti sui mercati europei.
Vita: Perché allora il commissario europeo per lo Sviluppo, Louis Michel ha scelto di privilegiare il meccanismo del budget support, portando dal 20 al 50% gli aiuti che finiscono nelle casse degli Stati, piuttosto che cofinanziare i progetti delle ong e della società civile?
Mauro: È una scelta che non mi trova d’accordo. L’esperienza ci ha insegnato che dare i soldi tramite le ong non solo è una maggiore garanzia che i progetti si realizzino sul serio ma, visto che questi progetti coinvolgono la società civile locale, si innesca un processo virtuoso che fa passare i beneficiari dalla cultura dell’assistenza a quella del lavoro e dell’imprenditoria. Resto del parere che la via privilegiata sia quella di far crescere la responsabilità delle persone prima ancora che quella delle grandi istituzioni.
Vita: Come giudica l’era Barroso?
Mauro: Ha aperto una stagione di grandi speranze, ma non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo. Comunque promuovo la sua politica, e Barroso continua ad essere il successore più probabile di Barroso, anche se posso preannunciare che il dibattito che precederà il voto per lui il 15 luglio sarà a dir poco vivace.
Vita: L’adesione della Turchia: troppa paura da parte dell’Europa?
Mauro: Non ci sono preclusioni a priori. Resta il fatto che oggi la Turchia non soddisfa alcuni dei requisiti richiesti dal nostro assetto comunitario.
Vuoi accedere all'archivio di VITA?
Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.