Non profit
Medellìn, un miracolobda esportazione
rinascite possibili Da capitale del narcotraffico a modello di sviluppo e partecipazione
di Redazione
Assemblee di quartiere, investimenti in educazione e reinserimento. Così un’amministrazione ha rivoluzionato una città in 5 anni. E se Napoli provasse a copiare? D imenticatevi la Medellìn degli anni 90, capitale mondiale del narcotraffico e della paura. Immaginate invece una città-miracolo da cui nessuno dei 2,3 milioni di abitanti attuali vorrebbe andarsene. Oppure una metropoli dove le grandi decisioni vengono prese nelle assemblee di quartiere e dove le nuove infrastrutture (biblioteche, scuole, teleferiche) vengono costruite in mezzo alle bidonville per azzerare le disparità sociali tramite l’accesso immediato alla cultura. Tutto questo è Medellìn, anno 2008. Una città che più che rinata può dirsi rifondata. Perché con il suo recente e oscuro passato non ha più nulla a che vedere. Un dato su tutti, gli omicidi: dai 6.500 dell’anno 1991 ai 630 del 2007, ovvero da 381 a 26 ogni 100mila abitanti. Una rivoluzione che potrebbe costituire un modello, per esempio per Napoli.
Un caso d’avanguardia
Sono a decine gli indicatori che fanno del modello Medellìn, seconda città della Colombia, un caso d’avanguardia a livello planetario. Dal boom del Pil (da -0,5% nel 2001 a 6% nel 2007) alla caduta della disoccupazione (dal 18,2% del 2001 al 13,6% di sei anni dopo), fino ad arrivare a un tasso di riciclaggio dei rifiuti da Primo mondo (66,6%). «Il Risorgimento della nostra città ha un unico grande protagonista: il cittadino comune», rivela a Vita Geovanny Celis , 49 anni, assessore allo Sviluppo economico e sociale di Medellìn, ospitato di recente a Milano dal Consorzio Sir per uno scambio di esperienze sull’impresa sociale. «È dal cuore della società civile che è nato il movimento sociale capace di ridare speranza alla città, un movimento nuovo, lontano dagli schemi dei partiti tradizionali, che in pochi anni ha conquistato la fiducia della popolazione dal basso, dalla strada».
Era il 1999 quando lui e un’altra cinquantina di cittadini impegnati a vari livelli nel sociale decisero di scendere in campo, formando la lista civica indipendente Compromiso ciudadano (Impegno cittadino). Cinque anni dopo, la prima vittoria elettorale, e a inizio 2008 è arrivato il bis. «Medellìn, città solidale e competitiva», recita il biglietto da visita di Celis, arrivato all’incarico attuale forte di anni di volontariato in pastorale sociale, cura agli anziani e lotta alla prostituzione. «L’arma vincente del nostro operato è la trasparenza, in ogni settore», riprende l’assessore, «a cominciare dalla gestione del bilancio comunale: il 26% delle spese annuali viene deciso direttamente dai cittadini». In che modo? «Tramite assemblee di quartiere, aperte a tutti». È stato grazie alle decisioni prese in questi incontri che la città natale dell’artista Botero ha sperimentato una vera rivoluzione urbanistica: interi quartieri prima invivibili sono diventati frequentati centri culturali, e in molte zone metropolitane l’uso dell’auto è stato abbattuto a favore dell’impiego dei mezzi pubblici («impeccabili perché ritenuti patrimonio personale e di tutti allo stesso tempo»). Ma, sia a livello cittadino che comunale, nessuna decisione è avventata. Anzi. Spiega Celis: «Ad esempio, la decisione di portare nei quartieri poveri della città, assieme alla costruzione di biblioteche e scuole pubbliche, la linea K del Metrocable (l’ultramoderna teleferica, ndr ), è stata presa per incentivare gli abitanti ad avviare nuove attività».
I risultati non si sono fatti attendere: «A ridosso delle fermate della linea si è passati in poco tempo da 36 a 230 negozi». L’amministrazione, nel decidere dove direzionare i propri soldi, ha le spalle ben coperte: «Le imprese che danno acqua, luce, gas alla città sono pubbliche e monopoliste. Del loro budget annuale, che è sei volte quello comunale, il 30% viene speso per l’educazione e la salute dei cittadini».
Educazione per tutti
Due, in particolare, gli obiettivi: l’educazione per tutti e il reinserimento socio-lavorativo delle vittime dei tempi bui del narcotraffico. Se oggi l’accesso alla scuola primaria è vicino al 100% e ognuna delle decine di migliaia di famiglie di rifugiati interni riceve aiuti comunali fino al 90% dei costi scolastici dei figli, il dato più eclatante riguarda il numero di paramilitari (combattenti vincolati ai cartelli della droga) “recuperati”, almeno 4.164 persone che hanno potuto completare gli studi e rifarsi una vita. «Tramite accordi con il governo nazionale abbiamo ridestinato a uso cittadino anche molte strutture che appartenevano alla “cosa nostra” colombiana, i narcos», chiarisce Celis. Edifici diventati luoghi di aggregazione per tutti. «Persone disabili comprese: è dal 2000 che ogni complesso nuovo o ristrutturato deve essere accessibile», interviene Marta Sierra , 43 anni, che in 18 anni di lavoro in Comune (prima come tecnico, poi come vice assessore ai Servizi sociali) ha partecipato a tutte le fasi del rinnovamento di Medellìn. «Per il prossimo triennio abbiamo investito 1,2 milioni di euro, e uno degli obiettivi è l’inserimento lavorativo di 3.500 disabili». Dove? «In imprese private o nelle 1.500 cooperative cittadine, che sono il 26% del totale nazionale».
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