Cultura

Medici di base a Bossi. “Meglio il carcere che denunciare gli immigrati”

L'associazione dei medici di famiglia si ribella alla proposta del ministro Bossi che chiedeva l'obbligo, per i medici, di denunciare alla magistratura i pazienti extracomunitari irregolari.

di Ettore Colombo

I medici di famiglia preferirebbero il carcere piuttosto che denunciare gli immigrati clandestini. E propongono al ministro delle Riforme di raddoppiare la capienza dei penitenziari per accoglierli. Fa rumore, e non solo all’interno della maggioranza, l’emendamento al disegno di legge sull’immigrazione, presentato ieri da Bossi in Consiglio dei ministri e poi ritirato. Ad opporsi a quella proposta che prescrive l’obbligo per i medici di denunciare all’autorità giudiziaria i pazienti extracomunitari irregolari, poi subito da rimpatriare nel paese d’origine, non sono infatti solo i centristi del Polo. Oggi si leva la voce anche dei medici di famiglia. La Federazione dei medici di base (Fimmg) boccia senza pietà la proposta bossiana: ”Una norma – osserva il segretario Mario Falconi – difficilmente applicabile anche in un regime totalitario”.
Ricordando che, secondo il Codice deontologico, ”dovere del medico è la tutela della vita e il sollievo della sofferenza, senza discriminazioni”, Falconi aggiunge: ”per nostra fortuna, l’onorevole Bossi è predestinato a rimanere isolato, in un Paese democratico e in un governo democratico, nel quale i suoi colleghi ministri hanno avuto facile gioco a spingerlo a una precipitosa ritirata. Non oso immaginare, però, cosa potrebbe accadere in alcune zone d’Italia, consentendo, in una logica di devoluzione oltre ogni limita, a uomini quali Bossi di concretizzare idee così mostruose legiferando”.
Invitando Bossi a un ”maggior rispetto per ladignità umana e per la professione medica”, Falconi non ha dubbi: ”se avesse in mente di riprovarci, sapremo come reagire”.

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