Cultura
Medicina nucleare: pochi centri e specialisti
L'Associazione italiana di medicina nucleare e imaging molecolare lancia l'allarme per questo settore che permette con rx, tac e risonanza magnetica la diagnosi di grave malattie
di Redazione
Duecentocinquanta centri circa, tra pubblici e privati. E in tutto 1.200-1.300 specialisti, con 50-55 nuovi iscritti l’anno alle scuole di specializzazione universitarie. Questi i numeri italiani della medicina nucleare, che utilizza molecole radioattive per la diagnosi e la cura. ”Un settore in crescita costante, che negli ultimi anni ha registrato un estremo boom, ma che ancora vive i suoi problemi: poche strutture, poco personale e pochi strumenti rispetto alle esigenze mediche e alle richieste dal territorio”.
A richiamare attenzione su una disciplina ”troppo spesso frettolosamente considerata ‘di nicchia’, ad altissima tecnologia e alti costi”, e’ il presidente dell’Aimn (Associazione italiana di medicina nucleare e imaging molecolare), Emilio Bombardieri dell’Istituto nazionale tumori (Int) di Milano.
Di luci e ombre della medicina nucleare di casa nostra si parlera’ dal 20 al 24 ottobre a Torino, all’VIII Congresso nazionale Aimn in programma al Centro congressi del Lingotto. Una ‘vetrina’ che offrira’ l’occasione di lanciare un messaggio ai vertici della sanita’ italiana: ”La medicina nucleare e’ uscita da tempo dalla fase pionieristica – ha spiegato Bombardieri oggi in conferenza stampa alla Fondazione-Irccs di via Venezian – Dalla cardiologia, all’oncologia e alla neurologia, fino all’ematologia, all’endocrinologia e alla gastroenterologia, ormai non esiste piu’ campo medico che non abbia la medicina nucleare nei suoi protocolli diagnositici o terapeutici”.
Eppure la distribuzione dei centri nella penisola resta ‘a macchia di leopardo’. ”La maggior parte dei 160-170 poli pubblici si trova al Nord”, ha sottolineato il presidente del convegno torinese, Gianni Bisi, con una concentrazione massima di Pet e ciclotroni in Lombardia. ”Al Sud prevalgono invece le strutture private, in Italia circa un centinaio – ha aggiunto – e i posti nelle scuole di specialita’ dovrebbero salire a 80-90 l’anno”. Quanto alle attrezzature, ”se al Nord sono ben distribuite da 10-12 anni, a Roma la prima Pet e’ arrivata nel 2005”, ha riferito la vice presidente Aimn, Diana Salvo.
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