Non profit

Meno barriereper il pane quotidiano

più concorrenza diritti

di Redazione

Non si vive di solo pane. In Italia, nel 2006 ne sono state consumate 898mila tonnellate: una quantità in netto calo se paragonata con i consumi del passato, tanto da poter affermare che il mito del pane oggi “traballa” e cade sotto i colpi inferti da una miriade di prodotti sostituitivi. Primo fra tutti il pan carré, che conquista sempre più estimatori (+8%) a danno del più tradizionale degli alimenti.
A questo proposito, il ministro Bersani aveva fatto notare che l’attività di produzione del pane è – o meglio era – «l’unico settore produttivo che ancora presenta barriere all’entrata». Ecco quindi lo scopo della liberalizzazione: l’abolizione dei limiti alla produzione e al numero di panifici.
L’articolo 4 del decreto Bersani prevede l’abrogazione dei limiti all’apertura di nuove attività nonché della produzione stessa. Scompare, infatti, quella cCommissione ad hoc che doveva valutare l’opportunità dell’apertura del nuovo impianto in relazione al numero di panifici esistenti e al volume della produzione.
L’ambizioso obiettivo della liberalizzazione dell’intera attività di produzione viene raggiunto attraverso – innanzitutto – uno snellimento delle procedure “in entrata”. Secondo la nuova normativa, infatti, l’impianto di un nuovo panificio, il trasferimento o la trasformazione di panifici esistenti sono soggetti alla «Dichiarazione di inizio attività» (cosiddetta Dia) da presentare al Comune competente per territorio. Alla Dia vanno allegati anche una serie di altri documenti che attestano il possesso dei requisiti igienico-sanitari, urbanistici ed ambientali. Conseguentemente la competenza sull’attività di panificazione è ora dei Comuni mentre la parte sanitaria resta sempre di competenza delle Asl.
Lo stesso articolo della prima lenzuolata contiene una serie di altre novità. In primo luogo è stata riconosciuta ai panificatori la facoltà di effettuare l’attività di vendita dei prodotti di propria produzione per il consumo immediato «utilizzando i locali e gli arredi dell’azienda con l’esclusione del servizio assistito di somministrazione e con l’osservanza delle prescrizioni igienico sanitarie».

Fresco e conservato
Inoltre l’art. 4 del pacchetto pensa anche al futuro e dispone che un successivo decreto dovrà disciplinare la denominazione di «panificio», quella di «pane fresco» e quella di «pane conservato». La denominazione di «panificio» è riservata a tutte le imprese che svolgono l’intero ciclo di produzione, dalla lavorazione delle materie prime alla cottura finale. Il pane fresco è quello prodotto secondo un processo di produzione continuo, privo di interruzioni finalizzate al congelamento, alla surgelazione o alla conservazione prolungata delle materie prime. Per il «pane conservato»è necessario indicare lo stato e il metodo di conservazione, le modalità di confezionamento e di vendita e le modalità di consumo. www.concorrenzaediritti.it
info@concorrenzaediritti.it
numero verde 800.913514

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