Mondo

Mezzo milione di sfollati

Emergenza per le operazioni del Governo nelle zone tribali, il Cesvi mobilitato

di Redazione

Sale a mezzo milione il numero delle persone costrette ad abbandonare le proprie case a causa dell’operazione di sicurezza condotta dal Governo del Pakistan contro gruppi militanti nella regione tribale di Khyber Agency, al confine con l’Afghanistan. Lo segnala il Cesvi in una nota.

Il Forum Umanitario Pakistano (PHF) e il Network Umanitario Internazionale (NHN) hanno raccolto dati che mostrano una situazione preoccupante in tutto il distretto. Il timore principale riguarda le famiglie sfollate che vivono in condizioni di sovraffollamento senza riserve di cibo e acqua, prive di servizi igienici e di assistenza sanitaria e con limitate opportunità di guadagno.

Dopo aver camminato per due giorni, solo il 10% di queste famiglie sfollate si è stabilito nel campo di Jalozai. Qui le persone registrate possono avere accesso a beni essenziali quali cibo e tende e ricevere assistenza sanitaria di base. A causa dei vincoli culturali e dei problemi di registrazione, il restante 90% degli sfollati ha deciso di vivere presso comunità ospitanti o di spostarsi in aree abitate da altre famiglie, provocando un eccessivo sovraffollamento e una pressione insostenibile sui mercati locali già molto poveri.

In risposta a questa nuova emergenza, il Cesvi si è mobilitato con un’attività di monitoraggio nell’area di Nowshera all’indomani del primo grande afflusso di sfollati nel campo di Jalozai e nelle aree circostanti a metà marzo.

Il Cesvi è stato tra le prime agenzie internazionali ad organizzare team di lavoro e a svolgere un rapido monitoraggio dei bisogni sia all’interno del campo sia all’esterno, in coordinamento con l’Ong Iscos/CGIL.
Ora sta lavorando per supportare la popolazione sfollata nel campo di Jalozai e nei dintorni attraverso uno specifico piano d’azione che prevede tra l’altro il completamento delle attività di monitoraggio e la promozione di meeting di coordinamento con organismi internazionali e autorità locali. La raccolta dei dati è fondamentale per mettere a fuoco i bisogni della popolazione, definire gli interventi più efficaci e affrontare la sfida più grande, che consiste nel concentrare le aree di insediamento intorno al campo di Jalozai.

Oltre alla distribuzione di beni non alimentari, in primo luogo tende, il Cesvi prevede interventi di sicurezza alimentare, ripristino delle attività di sussistenza per circa 2.000 famiglie e avvio di attività di cash for work. L’obiettivo di queste ultime è quello di generare un piccolo reddito per le famiglie sfollate e soddisfare così le loro necessità di base in maniera flessibile.

Il Cesvi si coordina con tutte le agenzie internazionali presenti sul campo, tra cui i partner del network europeo Alliance2015, operando in accordo con il Piano Operativo per il KPK e FATA e i clusters di emergenza più importanti.

“Siamo di fronte a una crisi umanitaria che richiede una risposta urgente – spiega Pietro Fiore, rappresentante del Cesvi in Pakistan – Ancora una volta siamo riusciti ad agire con prontezza a favore delle popolazioni più sfortunate del Paese”.

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