Microcredito
“Mi fido di noi”, l’usura si previene (anche) con i prestiti a tasso zero
L'iniziativa della Conferenza episcopale italiana e di Caritas Italiana vede protagoniste le Fondazioni antiusura di Bari, Cagliari, Milano, Palermo e Roma. Ma c'è pure chi, come la diocesi e la prefettura di Cagliari, fa prevenzione istituendo un Osservatorio che coinvolge decine di istituzioni regionali e locali: un patto per stroncare un fenomeno in crescita

Milano, Roma, Bari, Cagliari e Palermo sono le cinque città individuate dalla Conferenza episcopale italiana – Cei e da Caritas Italiana per il progetto di microcredito “Mi fido di noi”. Una scelta non casuale, quella operata dalla Cei: in queste località hanno sede le Fondazioni antiusura più attive in Italia, sia dal punto di vista delle erogazioni a garanzia dei fondi statali, sia per il numero di ascolti delle vittime di usura. L’iniziativa, che coinvolge le diocesi territoriali, è partita ufficialmente a marzo con la necessaria formazione del personale delle Fondazioni antiusura (che hanno la necessaria competenza per effettuare l’analisi delle richieste e della situazione dei richiedenti) e delle parrocchie, in prima linea in questo fronte che continua a espandersi per diversi motivi: perdita del posto di lavoro, separazione/divorzio da un coniuge, gravi motivi di salute, sovraindebitamento, gioco d’azzardo. Situazioni che possono condurre alla disperazione e, nel caso non si possa accedere al credito bancario o di una finanziaria, a finire nelle mani di un usuraio.

La vera novità consiste nella concessione di un prestito a tasso zero, del quale gli unici intermediari saranno le cinque Fondazioni prescelte (San Bernardino di Milano, Salus Populi Romani di Roma, San Nicola e SS. Medici di Bari, Santissimi Mamiliano e Rosalia di Palermo, Sant’Ignazio da Laconi di Cagliari), che aderiscono alla Consulta nazionale antiusura “San Giovanni Paolo II”. Una scelta dettata dal fatto che si tratta di realtà non profit, dunque senza fini di lucro. Banca Etica è l’istituto di credito tesoriere individuato dalla Cei per la gestione delle risorse economiche e garantire un continuo monitoraggio dei flussi finanziari. Un passo avanti importante rispetto agli altri strumenti in dotazione alle Fondazioni di settore, che devono fare i conti con i tassi imposti dagli istituti di credito (oscillano da un minimo del 3% sino a un massimo del 15%, sulla base del tasso soglia periodicamente segnalato dalla Banca d’Italia): la percentuale tiene conto anche delle spese di gestione e varia a seconda dell’operazione bancaria effettuata.
Il progetto “Mi fido di noi” consente di erogare prestiti di piccole dimensioni a persone fisiche che hanno la necessità di acquistare beni o servizi per soddisfare i bisogni primari del proprio nucleo familiare (spese mediche, canoni di locazione, accesso a servizi pubblici essenziali, spese scolastiche, tasse ed altre comprovate spese improvvise). È previsto il solo costo della commissione di gestione. Il piano di rimborso viene concordato dal richiedente insieme al tutor diocesano (scelto in prevalenza tra persone che hanno maturato esperienza in ambito bancario e finanziario) e prevede la restituzione sino a un massimo di 60 rate mensili. I Punti di contatto sono stati attivati questa primavera. L’erogazione dei prestiti si concluderà entro il 31 dicembre 2026, mentre la fase di rimborso delle rate potrà proseguire per ulteriori cinque anni, sino al 31 dicembre 2031.

«Si tratta di uno strumento complementare ai percorsi di inclusione sociale già previsti dalle Caritas diocesane», ha sottolineato il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi nel corso della presentazione che si è tenuta ieri a Cagliari, nel Seminario arcivescovile. «Passa attraverso il coinvolgimento delle comunità locali e può generare una crescita dell’economia inclusiva, in grado di sostenere il reddito di persone e famiglie in condizioni di vulnerabilità economica e produrre valore sociale, condiviso nel territorio. In questo modo sarà possibile restituire la fiducia nella solidarietà, promuovendo una cultura del consumo consapevole e del risparmio, favorendo scelte di vita più sostenibili e sobrie, contrastando l’illusione di soluzioni facili ai propri problemi economici, come per esempio il ricorso all’azzardo o al possibile mercato illegale del credito. Anche questa è prevenzione, ed è un lavoro di educazione e non solo di ordine pubblico, che pure è necessario. Il tema che riunisce è quello della comunità e della fiducia. Se non c’è quest’ultima, non c’è spazio per la dignità e si possono introdurre logiche malavitose. Quando si dice “dare credito a una persona”, si intende che in quella persona noi riponiamo fiducia. Ebbene, la Chiesa non si sottrae al sostegno delle persone che attraversano un momento di difficoltà economica».
Osservatorio e prevenzione
La prevenzione si può fare in tanti modi. A Cagliari, per esempio, la diocesi e la prefettura hanno individuato una soluzione che coinvolge numerose istituzioni, a tutti i livelli: dal mondo del credito (attraverso l’Associazione bancaria italiana – Abi) a quello delle imprese (la Camera di commercio ma anche le singole associazioni imprenditoriali), dalla Regione agli enti locali (Anci Sardegna), dalla Procura della Repubblica alle forze dell’ordine, dalle università alle scuole, dalle associazioni antiracket agli Ordini professionali. Naturalmente con il ruolo attivo della Caritas e delle Fondazioni antiusura (in Sardegna sono due).

Il protocollo d’intesa sottoscritto ieri, in attuazione dell’Accordo quadro antiusura del 16 novembre 2021 tra il ministero dell’Interno e l’Abi, è aperto all’adesione di tutti i soggetti pubblici e privati che ne condividano le finalità. È pure il preludio dell’istituzione di un Osservatorio provinciale sul fenomeno dell’usura, quale organismo di monitoraggio, raccordo e promozione delle linee di intervento. Avrà la sede presso la prefettura di Cagliari. Un’alleanza virtuosa tra istituzioni, sistema bancario, mondo del lavoro, fondazioni antiusura e realtà del Terzo settore, come l’ha definita monsignor Baturi nel corso della presentazione fatta con il prefetto Giuseppe Castaldo e i rappresentanti delle istituzioni che hanno aderito. In collegamento da Roma è intervenuta anche Maria Grazia Nicolò, commissario straordinario del Governo per l’Antiracket e l’antiusura, la quale ha tenuto a ricordare che «l’usura è un reato che fatica a emergere nella sua reale entità ed è di gran lunga più radicato rispetto a quanto emerga dal numero di denunce registrate. La tardività della denuncia, tra l’altro, aggrava troppo spesso la situazione economica della vittima, intervenendo in un momento in cui l’impresa giace ormai in uno stato di decozione irreversibile».
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