Piccole banche, grandi ideali
Milano, alla Scala l’orgoglio delle Bcc: «Noi, il credito a impatto»
Nella suggestiva cornice del tempio della lirica, Federcasse ha celebrato la propria assemblea annuale rivendicando di rappresentare uno sportello bancario su cinque e di mantenere una forte presenza anche nelle aree interne, unica in almeno 781 comuni. Un movimento che raccoglie 200 miliardi e ne impiega 141, di cui il 14,6% con il Terzo settore. Il presidente Augusto Dell'Erba: «Gli studi ci dicono che dove c'è una banca di credito cooperativo, si generano una maggior crescita e minori diseguaglianze»

«La mia banca è più presente»: lo storico slogan pubblicitario delle Banche di credito cooperativo – Bcc che, lo ricordiamo, diceva «è differente», può da oggi essere riformulato: stamane a Milano, infatti, l’Associazione nazionale delle banche di credito cooperativo, casse rurali e casse Raiffeisen, più nota come Federcasse, celebrando la sua assemblea nazionale nella cornice suggestiva della Scala, ha fornito un dato che di questo parla: uno sportello bancario su cinque, in Italia, porta l’insegna di una Bcc. Ancora nel 2005, quel rapporto diceva una su 10. Laddove altri hanno accorpato, razionalizzato, chiuso, le Bcc hanno tenuto.
Federcasse, realtà di rappresentanza politica e culturale di questo vasto movimento – i 218 istituti in tutta Italia, con 4.095 sportelli e con una presenza diretta in 2.507 comuni – ha giustamente rivendicato questo dato di realtà.
Non solo, a marzo 2025, in 781 comuni sono l’unica presenza bancaria (+ 5,5% rispetto al 2024). Si tratta di municipi caratterizzati, per oltre l’80%, da popolazione inferiore ai 5mila abitanti e, per il 15,7%, si parla di 5mila-10mila abitanti. Territori in cui le persone residenti sono passate da 1,1 a 2,5 milioni, mentre le unità locali di imprese, da 69 mila a 181 mila e gli addetti da 215 mila a 620 mila.

Esser banche di comunità
Insomma c’è un pezzo d’Italia che se non avesse un’insegna delle “c” concentriche di Credito cooperativo non avrebbe possibilità di avere accesso al credito e alle operazioni correlate. Ora si potrà dire: ci saranno pur le Poste. Un altro potràà obiettare che c’è l’homebanking, ossia la possibilità di gestire online il proprio conto corrente, ma fare la banca non è appena offrire uno sportello per pagare le bollette o ritirare un po’ di contanti: fare banca è dare credito, alle famiglie ovviamente, ma soprattutto alle aziende. Il che significa valutarne il merito, vedere insieme ai clienti i bilanci, considerare con attenzione le possibilità di rientro, le rateizzazioni sostenibili. Fare banca, in qualche modo, vuol dire diventare soci di un’azienda agricola, di un’impresa artigiana, di un piccolo professionista: assumerne e condividerne i rischi.
Difficile farlo da remoto, a meno di inserire le persone e le loro storie in griglie fatte di massimi e di minimi, di benchmark. La forza della banca di prossimità, anzi di comunità, formula che le Bcc – 1,484 milioni di soci (+2,4%) e i quasi 30mila dipendenti – abbracciano, è proprio questa: loro ci sono, ne trovi gli addetti al bar, nella pausa pranzo, sanno quando è nato tuo figlio e quando si laureerà tua figlia, sanno per quale squadra fai il tifo. Ti chiamano per nome, insomma.

Raccolta da 200 miliardi, impeghi per 141
Non una piccola economia: raccolgono 200 miliardi (+2,9%) – hanno una quota di mercato pari all’8,3% – e ne impiegano, negli stssi territori, ben 141, che vanno, per il 23,3% alle imprese artigiane; per il 24,7 a quelle turistiche, per il 24,4 all’agricoltura e via dicendo. Oltre 20 miliardi (l’14,6%) vanno, in forma di credito, agli enti di Terzo settore.
Dal palco della Scala, Augusto Dell’Erba, presidente di Federcasse, ha pronunciato un discorso alto e concreto assieme. Con i riferimenti ad Antonio Genovesi a Papa Leone, partendo dal bene comune da costruire, per passare all’Europa (dove semplificare è diventato necessario, spiega) in cui le banche costruiscano la competitività, arrivando quindi al valore della mutualità bancaria e agli orizzonti cooperativi, con la sottolineatura forte dell’ancoraggio al movimento delle coop (lato Conf) e con ampi richiami alla ricorrenza del 2025 Anno della cooperazione (e poi con la tribuna successivamente ceduta a Maurizio Gardini, che di Confcooperative è il presidente).
Di rilievo anche il riferimento all’Intelligenza artificiale, col richiamo a papa Prevost di cui sopra, «è il tempo di Res novae. Da pensare, costruire, organizzare», e a cui il titolo dell’assemblea, Intelligenze plurali per il bene comune, in qualche modo richiamava.
Banca a impatto
Ha parlato fieramente di «credito di impatto», Dell’Erba, «perché gli studi dimostrano che la presenza di una Bcc genera maggior crescita e minore disuguaglianza. Promuove la competitività delle imprese e amplia le opportunità di accesso al credito (soprattutto delle piccole)».
Un’assemblea che non sorprende ma che semmai conferma: le Bcc tengono, ci sono, si preoccupano persino di coinvolgere di più i giovani soci, perché sono determinate a durare ancora a lungo. Anzi, si prendono il lusso di avere due holding, Iccrea Banca e Cassa Centrale, che si dividono gli associati Federcasse, e di non avere alcuna intenzione di fondersi, neppure in questa stagione di Risiko bancario. Tema quest’ultimo, sul quale interverrà, parlando coi giornalisti e anche con VITA, il presidente della holding più grande, Iccrea Banca appunto, Giuseppe Maino, e che potete ascoltare a questo link.

Cooperatori seppure in grisaglia
Un’assemblea che ripropone, seppure fra palchi e platea del tempio della lirica, il volto migliore delle Bcc, quello di chi restare cooperatore vero seppure in grisaglia o in doppiopetto, come l’essere anche banchiere d’altra parte richiede.
Alla Alessandro Azzi, insomma, lo storico presidente, peraltro oggi in gessato blu, che ora guida la dinamica Federazione lombarda. Lui è stato il grande artefice dell’assise sotto le architetture del Pier Marini, come gli ha dato pubblicamente atto Dell’Erba, chiamandolo cordialmente “Sandro”.
E Azzi, a sua volta, ha ringraziato “Nanni”, ossia Giovanni Bazoli, uno degli inventori dell’Intesa che ha dato vita alla più grande banca italiana. Ha ricordato come, da consigliere della Fondazione del Teatro alla Scala, avesse contribuito all’accoglimento della richiesta.

L’omaggio cordiale di Metsola
E s’è rivolto alle prime fila, per rivolgersi allo stesso Bazoli, classe 1932, splendido ultra-novantenne, che stava là seduto (e che avrebbe seguito i lavori proprio accanto ad Azzi). Non semplicemente un rito bresciano, essendo lui di Montichiari e l’ex ceo di Mittel della Leonessa, ma il gesto di stima fra due uomini che, in ambiti diversi, l’uno aggregando le “banchine” fiere e radicate, l’altro mettendo a un tavolo altri saggi delle fondazioni italiane, hanno scritto belle pagine di storia bancaria di questo Paese. Non a caso, forse, Azzi nel suo discorso ha augurato agli altri soci di «puntare insieme alla composizione di quella sinfonia cooperativa che abbiamo dimostrato – soprattutto nei momenti più difficili della nostra storia – di saper realizzare, per il bene nostro e delle comunità nelle quali operiamo».
Per il resto, Federcasse ha incassato l’omaggio di Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, che ha inviato un videomessaggio apparso molto più di un’attenzione cordiale: «So che la vostra azione è anche un argine contro la marginalizzazione e un motore per l’inclusione», ha detto da Strasburgo la politica maltese. Mentre due rettori milanesi, la magnifica della Cattolica, Elena Beccalli, e Francesco Billari, a capo della Bocconi, hanno dialogato di scenari economici, con la solida linearità di due fini intellettuali.
E se la prima giocava in casa, perché l’ateneo di padre Gemelli e le banche cooperative arrivano dalla stessa levata di cattolicesimo sociale, il magnifico di Via Sarfatti è invece espressione di un’università della borghesia meneghina illuminata, cui Ferdinando Bocconi, il fondatore, apparteneva. Una presenza, la sua, che sottolinea come il piccolo e coeso mondo della Bcc, per radicato nella cattolicità, voglia dialogare con tutti.
Chi c’era nel foyer
Non per caso, nel foyer, insieme ai big del credito, come l’ascendente Matteo Spanò, il vicepresidente vicario ed esponente delle Bcc della federazione toscana, o come l’ex-ministro Gian Luca Galletti, oggi a capo EmilBanca di Bologna, banca vivacissima malgrado i suoi 130 anni, potevi trovare personaggi della società civile, come l’avvocata Irma Conti, componente dell’Ufficio del Garante dei detenuti, o Grazia Cesaro, presidente dell’Unione nazionale camere minorili.
Segno che le Bcc comunicano ancora solidità e dinamismo culturale. Quella capacità di tradere, cioè di trasmettere e tramandare, come ha ricordato lo stesso Azzi, propria della tradizione. Quella vera.
Le foto di questo servizio sono dell’autore per VITA.
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